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Brescia. Morto Soffiantini, l'imprenditore sequestrato nel 1997

lunedì 12 marzo 2018

Giuseppe Soffiantini nel 2007, con in mano una delle lettere ricevute da uno dei suoi rapitori, Giovanni Farina. Grazie all'aiuto dello stesso Soffiantini un libro è stato poi pubblicato: raccoglie 55 tra le 300 poesie inviate da Farina al suo ex ostaggio

Giuseppe Soffiantini è morto. L'imprenditore di Manerbio, nel Bresciano, che fece stare l'Italia col fiato sospeso è deceduto a 83 anni per problemi al cuore, quel cuore che batteva all'impazzata quando per 237 giorni fu tenuto prigioniero per mano dell'Anonima sequestri: una banda capeggiata da Mario Morto, ex pastore di Ovodda, paese sardo nel Nuorese. Era il 17 giorni del 1997 quando tra le 22.30 e le 23 l'impreditore tessile viene prelevato dalla sua villa a Menerbio.

I rapitori, un gruppo di esperti banditi, prima imbavagliano sua moglie, morta meno di un anno fa e la sua collaboratrice domestica, poi lo portano via. Fu rinchiuso in diversi covi tra la Calvana, catena montuosa toscana, le montagne pratesi e le campagne tra Grosseto e Siena, dove fu tenuto in condizioni disumane da Giovanni Farina e Attilio Cubeddu. Si tratta di uno dei sequestri più lunghi e particolari avvenuti in Italia. Nel corso del sequestro, il 17 ottobre 1997, fu ucciso a Riofreddo, durante un blitz fallito per tentare di liberare Soffiantini, il poliziotto Samuele Donatoni, ispettore del Nocs. È il 9 febbraio 1998, sono circa le nove di sera quando Adele risente al telefono la voce del marito: "Sono libero, venitemi a prendere". Soffiantini è all'Impruneta, alle porte di Firenze. Viene versato un riscatto di cinque miliardi di lire.

Soffiantini lascia tre figli Carlo, Giordano e Paolo. La camera ardente verrà allestita alla Poliambulanza, l'istituto ospedaliero bresciano dove era ricoverato da qualche giorno e dove è orto la scorsa notte.