Attualità

Suicidio assistito. Fine vita, dalla Camera secco no allʼeutanasia

Marco Iasevoli mercoledì 9 marzo 2022

Regge alla Camera l’asse Pd-M5s-Leu sulla morte assistita, che ha respinto nel pomeriggio di ieri diversi emendamenti soppressivi degli articoli 1 e 2, superando svariate votazioni a scrutinio segreto. L’esame prosegue oggi, con una lunga sessione che sarà interrotta per un’oretta, dopo pranzo, per il question time del premier Mario Draghi. Non sfondano quindi i tentativi del centrodestra di portare la legge sul binario morto. Allo stesso modo, fa un buco nell’acqua il tentativo di cambiare l’articolo 1 con un testo apertamente eutanasico, che incassa il «sì» di 52 deputati contro il «no» del relatore del provvedimento, Alfredo Bazoli (Pd), e di altri 389 colleghi (il governo, sul punto, si è rimesso all’Aula). L’inizio della sessione è stato caratterizzato dal tentativo di Fdi di far passare un emendamento che riformulava completamente l’articolo 1, finalizzandolo a «porre fine a qualunque forma di accanimento terapeutico». Insomma, Fratelli d’Italia chiedeva di non regolamentare l’accesso alla 'morte assistita', cosa che la legge si propone di fare, ma di fissare un principio diverso, un limite alle cure eccessive. L’emendamento inoltre chiedeva di sopprimere gli altri articoli del provvedimento.

Fronde sia in Lega e Fi che nel centrosinistra, ma il testo alla Camera fa passi avanti. Si punta a chiudere in settimana

I voti a favore si sono fermati a 180, al di sotto del numero complessivo dei deputati di centrodestra, a riprova che nella coalizione le sensibilità non sono omogenee. I voti contrari sono stati 252 e 5 astenuti. Un lungo applauso dei sostenitori del provvedimento ha accolto l’esito della votazione anche se, a far di conto, anche l’asse Pd-5s-Leu ha mostrato lungo la sessione d’aula numeri costantemente inferiori a quelli che possiede sulla carta. Superato lo scoglio, sempre a voto segreto (con 266 sì e 188 no, tra questi anche i deputati di Iv Gabriele Toccafondi e Flora Frate) è stato approvato il primo articolo, che «disciplina la facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita, alle condizioni, nei limiti e con i presupposti previsti dalla presente legge e nel rispetto dei princìpi della Costituzione, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea». Rigettato dal centrosinistra anche un emendamento di Fdi che chiedeva di inserire, tra i riferimenti della legge, anche la sentenza della Corte Costituzionale sul suicidio assistito. Sul secondo dei nove articoli della legge, quello che contiene la definizione di morte assistita, si è svolto sostanzialmente lo stesso film. Sono stati tre gli emendamenti soppressivi schivati dal centrosinistra, con i «no» oscillanti tra 249 e 252 e i «sì» fermi tra 179 e 182.

L’articolo 2 è il cuore della legge perché definisce il concetto di morte volontaria medicalmente assistita, ovvero «il decesso cagionato da un atto autonomo con il quale si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale». Il seguito dell’esame dell’articolo 2 si svolgerà oggi integralmente a scrutinio segreto. Sempre nelle more dell’articolo 2 si è inserito un emendamento di Andrea Cecconi, Giorgio Trizzino e Riccardo Magi che modificando alcune parole in sostanza consentiva l’eutanasia, come sottolineato dal relatore Alfredo Bazoli annunciando il suo parere negativo. Il tentativo di 'blitz' raccoglie 52 voti contro 389 «no». La Camera proverà a chiudere l’esame entro le settimana. Poi la partita si sposterà al Senato dove i numeri tra centrodestra e centrosinistra sono molto equilibrati. È lì che, probabilmente, si proverà una nuova mediazione per asciugare il testo e renderlo votabile anche da Lega e Fi, per provare a non spaccare la maggioranza di governo. Ma non sarà facile. Pesa il precedente del ddl Zan, sostanzialmente finito sul binario morto a causa del mancato dialogo.