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IL DISASTRO DEL GIGLIO. Misure «anti-inchino». Oggi si decide

Bice Benvenuti venerdì 20 gennaio 2012
​Tutelare il mare, con l’obiettivo di prevenire danni ambientali in zone particolarmente vulnerabili e sensibili. Questo lo spirito che anima il testo del provvedimento sulle rotte a rischio che oggi sarà esaminato dal Consiglio dei Ministri, il quale dichiarerà lo Stato di emergenza per l’area dell’Isola del Giglio dove il 13 gennaio è naufragata la nave Costa Concordia. In sostanza, spiega il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, la norma sarà «più flessibile di un decreto»: si tratterà di un provvedimento interministeriale tra il dicastero dei Trasporti e quello dell’Ambiente, pertanto immediatamente esecutivo. La possibilità viene offerta da una legge già esistente, in cui tra l’altro si parla del doppio scafo. A questo proposito il ministro, nel corso dell’informativa del governo al Senato, annuncia che si sta «valutando la possibilità di una norma, applicabile in Italia, ma suggerita anche a livello internazionale», affinchè sia previsto il doppio scafo anche per le grandi navi passeggeri il cui «stoccaggio di carburanti» superi certi limiti.I punti essenziali della norma sulla rotte in prossimità di aree a rischio sono due: il primo, le linee guida per le Capitanerie di Porto con cui - spiega il ministro - si cerca di «individuare le competenze» delle Capitanerie; il secondo aspetto riguarda «l’indicazione di criteri» sulla navigazione, e «non necessariamente la rotta». Le prime due aree più critiche a cui saranno indirizzate le misure "anti-inchino" sono l’arcipelago Toscano e la laguna di Venezia, che poi sono anche quelle maggiormente esposte a questi "condomini galleggianti". In effetti l’intero Mediterraneo si può considerare esposto, tenendo presente che ogni anno c’è un traffico di navi con prodotti petroliferi pari a 400 mila tonnellate, di cui 125 mila che interessano direttamente l’Italia. E il Tirreno sembra quello più esposto: le rotte più a rischio sono, per esempio, il Santuario internazionale dei Cetacei (un’area interessata da oltre 10.000 transiti commerciali all’anno), i parchi nazionali dell’arcipelago Toscano, della Maddalena, delle Cinque Terre, la riserva di Portofino. Lo stesso vale per il traffico petrolifero: 49 milioni di tonnellate di prodotti sono movimentate dal porto di Genova, 14 da quello si Savona, quasi 5 da quello di Livorno. L’incubo del ministro Clini è infatti che la nave Costa Concordia, «in equilibrio precario» su un gradino al di là del quale c’è una scarpata di 90 metri, affondi del tutto per via delle «mareggiate» con il rischio di dispersione in mare delle 2.300 tonnellate di carburante e olio lubrificante stivate nei 21 serbatoi. «Il rischio di scivolamento è molto alto», osserva, infatti, il titolare dell’Ambiente, ed il piano per l’aspirazione e lo stoccaggio del combustibile su navi cisterne non durerà infatti meno di due settimane. Un lasso di tempo ampio, durante il quale Clini ricorda che siamo «appesi al filo delle condizioni meteo». Ma se la nave affondasse «bisognerà predisporre un altro Piano», che preveda interventi subacquei.Per avere qualche garanzia in più, «abbiamo anche chiesto alla Compagnia di ancorare la nave», ma si tratta di «un’operazione molto complessa».