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Referendum. Mirabelli: «Serve la legge elettorale. Il Parlamento non è delegittimato»

Angelo Picariello martedì 22 settembre 2020

Cesare Mirabelli

«Una manifestazione di sovranità popolare, una prova di democrazia sicuramente positiva», la definisce Cesare Mirabelli. Il presidente emerito della Consulta non aveva nascosto il suo interesse per le ragioni del No, ma non giudica negativamente questo risultato. A patto che non si sbagli la mira, ora. «La misura più urgente non è certo il taglio delle indennità», come propone Luigi Di Maio, ma «una nuova legge elettorale che restituisca sovranità ai cittadini e potere reale di selezione della classe parlamentare. E poi la modifica dei regolamenti parlamentari, soprattutto quello del Senato, per metterlo in condizione di poter funzionare anche in un numero così ridotto dei suoi componenti».

L’incertezza e i distinguo in tutte le altre forze politiche fanno sì che il M5s si intesti da solo il sì a una riforma che al Senato era stata votata da tutti.
Si tratta di una valutazione politica, mentre il tema su cui concentrarsi, ora, mi pare il da farsi, per il futuro.

Qual è, allora, la vera priorità?
Il nodo centrale non è il risparmio, ma il miglior funzionamento delle istituzioni, in permanenza di un bicameralismo perfetto, o paritario.

Il problema si pone al Senato, naturalmente. Se non fosse messo in condizione di funzionare, ci sarebbe una sorta di monocameralismo di fatto.
Questa preoccupazione che manifestavo prima del voto si ripropone ora. C’è il rischio che un Senato così incisivamente ridotto nei suoi componenti (da 315 a 200) non possa adempiere al meglio alle sue funzioni. Segnalo un aspetto: ci sono al momento 14 commissioni permanenti, che non di rado, magari su temi di minor rilievo, hanno una funzione deliberante. Ora, una composizione molto ristretta delle commissioni, con una difficoltà a veder rappresentate forze minori, lascerebbe a un numero ristretto di senatori tutto il potere di legiferare. Si tratterebbe, quanto meno, allora, di prevedere un accorpamento delle commissioni.

L’altro tema è la legge elettorale. Meno parlamentari, ma almeno sele- zionati dal corpo elettorale, e non dai partiti.
È uno dei due impegni che dovrebbero essere assolti da tutte le forze politiche. L’altro è una modifica dei regolamenti parlamentari. Non c’è dubbio che, sulla legge elettorale, si debba incidere per garantire vera rappresentatività degli eletti. Già una legge elettorale è stata censurata dalla Corte Costituzionale, per la presenza di liste bloccate troppo lunghe che non consentiva la selezione, di fatto nemmeno la conoscenza, dei singoli candidati. Praticamente l’elezione dipendeva dalla designazione dei partiti, spesso dai soli leader degli stessi.

«Una prova di democrazia positiva. Però, adesso, la misura più urgente non è certo il taglio delle indennità. Le Camere? Hanno un compito stringente da portare avanti»

C’è anche il tema della crisi dei partiti, infatti.
I partiti per «concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale» hanno bisogno di una democraticità interna, per questo è importante la legge elettorale, se vogliamo che che il Parlamento sia davvero l’espressione migliore dell’intera società. Su questo, e sui regolamenti parlamentari sarebbe auspicabile il concorso di tutti: non sono temi che riguardano solo una parte o la maggioranza. È auspicabile quindi un sincero dialogo e un’intesa fra maggioranza e opposizione.

C’è chi ritiene che questo Parlamento sia ora delegittimato, e lo scioglimento da parte del capo dello Stato dovrebbe avvenire prima dell’elezione del suo successore.
Sono argomenti del dibattito politico, ma sul piano giuridico questo Parlamento non è affatto delegittimato. Semmai ha un compito stringente da portare a compimento, prima del voto. Una nuova legge elettorale, come dicevo, e dei regolamenti parlamentari nuovi da consegnare alla futura legislatura.

Regolamenti non solo del Senato?
Per il Senato è più urgente, ma sarebbe poi opportuno che si uniformi anche l’altro ramo del Parlamento.