Attualità

IL PROCESSO A MILANO. Mills, oggi la sentenza Berlusconi all'attacco

Giulio Isola sabato 25 febbraio 2012
​La prescrizione incombe e si gioca sulla soluzione di un rebus matematico, ma a tener banco, alla vigilia dell’attesa sentenza al processo milanese contro Silvio Berlusconi per corruzione in atti giudiziari, sono il lungo memoriale difensivo dell’imputato e le contromosse della pubblica accusa. Oltre alla notizia che in via del tutto eccezionale, e per la sola lettura del dispositivo («l’orario sarà comunicato con congruo anticipo»), tv e fotografi saranno ammessi in aula.L’ex premier, comunque, continua a proclamarsi innocente e chiede la «totale assoluzione» perché con la sua testimonianza Mills «ha radicalmente escluso, comprovandolo con riscontri documentali, di aver mai ricevuto somme di denaro da chicchessia per aver reso delle dichiarazioni in precedenti processi non rispondenti al vero». Lo scrive anche nel memoriale in cui, dopo aver ammesso che Mills «era uno dei tantissimi avvocati di cui all’estero si era servito occasionalmente il gruppo Fininvest», definisce «risibile» la ricostruzione dell’accusa secondo cui lui avrebbe dato 600mila dollari al legale inglese («non ricordo di averlo mai conosciuto») in cambio di una falsa testimonianza. Con precisione quasi maniacale, elenca poi i motivi per cui Mills non poteva essere «un teste amico», visto anche l’«aspro contenzioso» in corso con la Fininvest («si era trattenuto ben 10 miliardi di lire»). Spiega quindi che il caso nacque dal vano tentativo di Mills di aggirare «una verifica fiscale» e dal successivo intervento dei «pubblici ministeri italiani». In quell’occasione, «temendo di venire arrestato», l’avvocato «diede una versione di comodo». Infine, resosi «conto di essersi comportato in modo del tutto incongruo, decise finalmente di dire tutta la verità».Poi si dilunga sulla prescrizione, che per i suoi avvocati è già scattata e al saldo di tutte le variabili è coincisa con l’inizio di febbraio. Per la pubblica accusa, invece, rappresentata da Fabio De Pasquale che alla fine della requisitoria ha chiesto la condanna a cinque anni, interverrà tra maggio e metà luglio. A far la differenza sono la data di inizio del reato (la Cassazione per Mills indicò il novembre 1999) e i ripetuti stop al processo che in molti casi portarono alla sospensione dei termini. Resta comunque il fatto che se i giudici della decima sezione del tribunale dovessero decretare la prescrizione, sull’imputato scenderebbe l’ombra se non della colpevolezza, almeno del dubbio. Perché solo la piena assoluzione chiuderebbe il caso in modo limpido. D’altronde Mills, già processato per lo stesso reato, fu prima condannato e poi prosciolto in Cassazione, ma solo per via della prescrizione.La fine di questa ingarbugliata vicenda è comunque questione di ore. Oggi, concluse le arringhe, dopo l’eventuale replica dell’accusa e l’incognita delle dichiarazioni spontanee dell’imputato, il collegio si ritirerà per emettere il verdetto, atteso in serata. Sul tavolo anche la memoria di cinque pagine depositata dal pm per respingere le osservazioni della difesa, la quale sostiene che l’avvocato, nei due vecchi processi contro l’ex premier (Arces e All Iberian), doveva essere sentito non come testimone, ma indagato di reato connesso e quindi assistito da un legale. Perciò, dicono, falsa testimonianza e corruzione non reggono più. All’epoca (2002), replica il pm, non era possibile avere «indicazione della sussistenza di fatti» basati su «documenti bancari acquisiti più di tre anni dopo». In particolare, scrive, gli elementi «che hanno portato all’apertura di un procedimento penale a carico di Mills» (diritti tv Mediaset) «derivano essenzialmente dall’acquisizione per via rogatoriale» di conti bancari, ottenuti nel 2001, «e da successiva attività d’indagine» che portò all’iscrizione dell’avvocato nel registro degli indagati solo «l’8 luglio 2002, più di tre anni dopo» l’ultima delle sue testimonianze (12 gennaio 1998). Anche la scoperta «che a partire da una certa data (1995) Mills a più riprese aveva occultato documenti che riguardavano il gruppo Fininvest» fu tardiva. Infine, riguardo alle «relazioni intercorse» con Berlusconi, un «ruolo fondamentale ebbe proprio l’abile condotta processuale ed extraprocessuale di Mills, che riuscì a prospettare, in modo apparentemente plausibile, la propria estraneità ai fatti».