Attualità

Meningite. Vaccini a tappeto nelle scuole nella Bergamasca

Viviana Daloiso martedì 7 gennaio 2020

Una vaccinazione via l’altra, senza sosta. Non hanno chiuso i battenti nemmeno nel giorno dell’Epifania gli ambulatori del Basso Sebino bergamasco, dove il meningococco di tipo C nell’ultimo mese ha causato cinque contagi, di cui due mortali. Un carico di lavoro straordinario per un’emergenza senza precedenti, che nella piccola Sarnico – nemmeno 7mila abitanti sul lago d’Iseo – da ormai 48 ore vede centinaia e centinaia di persone in coda, molte con la mascherina, davanti alla sede dell’Ats in attesa della profilassi.

Giovani, anziani, famiglie con bambini: il terrore non risparmia nessuno, qui come a Villongo, Predore, Credaro. Puntini quasi invisibili sulla cartina di una zona – tra Brescia e Bergamo – tornata rossa dopo la morte di Marzia Colosio, 48enne di Tavernola, venerdì scorso e la notizia del contagio di un sedicenne ricoverato da sabato all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, e ora fortunatamente fuori pericolo.

Da oggi la campagna vaccinale straordinaria entrerà nelle scuole, che riapriranno: coinvolti i residenti negli ambiti sanitari del Basso Sebino e di Grumello del Monte, ma frequentanti anche istituti scolastici in altri territori. Ma anche per chi lavora scatterà la profilassi: sempre da oggi le aziende potranno richiedere di vaccinare i loro dipendenti (sia residenti nei paesi coinvolti, sia provenienti da altrove), così da permettere agli ambulatori di organizzare i calendari vaccinali ed evitare il caos dei giorni scorsi.

Quando Ats e farmacie sono state inondate di richieste, e la folla s’è messa in fila persino di notte in attesa di una dose di vaccino. Risultato: nella zona sono già seimila le persone vaccinate. Mentre a Villongo, dove si sono registrati tre casi e un decesso (il primo, quello della studentessa 19enne Veronica Cadei), è partita l’indagine a campione tra la popolazione con tamponi salivali per cercare un eventuale portatore sano del ceppo.

La meningite è un’infiammazione delle membrane (le meningi) che avvolgono il cervello e il midollo spinale. La malattia è generalmente di origine infettiva e può essere virale, batterica o causata da funghi. La forma batterica, che è tornata a colpire in questi mesi, è più rara ma più seria, e può avere conseguenze fatali. La principale causa di contagio è rappresentata dai portatori sani del batterio: solo nello 0,5% dei casi la malattia è trasmessa da persone malate.

«Abbiamo agito con grande tempestività in questa situazione così anomala – ha spiegato l’assessore regionale alla Sanità Giulio Gallera –. Non è anomalo però il numero delle persone che si sono ammalate di meningite, nell’ordine ogni anno dei 30 o 40 casi in Lombardia, ma il fatto che sono circoscritti nella stessa area geografica. Per questo motivo coloro che correvano un rischio reale perché sono stati esposti a chi era malato, sono stati subito profilassati con l’antibiotico».

Gallera ha invitato a «seguire le tempistiche, con ambulatori aperti in maniera molto ampia e con personale a disposizione. I vaccini sono a disposizione. Stiamo lavorando in maniera ampia. Non ci sono problemi di dosi e abbiamo deciso di intervenire per la fascia debole, gli studenti. Siamo in stretto collegamento con il ministero della Salute e con l’Istituto Superiore della Sanità, che ci hanno ringraziato per il lavoro che stiamo svolgendo ».

Sull’emergenza è intervenuto proprio il direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Gianni Rezza: «Non c’è motivo di panico o allarme generalizzato, ma è giusto mantenere alta l’attenzione: se si interviene come si sta facendo, mettendo in atto una vaccinazione di massa, il focolaio si può infatti circoscrivere – ha spiegato –. Il rischio di un’epidemia su larga scala è molto basso, perché si sta intervenendo in modo rapido e massivo, anche se non si può escludere il verificarsi di altri casi finché le vaccinazioni in atto non daranno i loro effetti, il che richiede circa due settimane di tempo».

Ieri, intanto, nel comune di Predore è stato anche il giorno del lutto e del dolore per la morte di Marzia. Gremita la chiesa, coi parenti e i colleghi di lavoro della donna distrutti. Il parroco, don Alessandro Gipponi, nell’omelia ha citato un passo del Vangelo di San Giovanni in cui Gesù incontra Marta, la sorella di Lazzaro, e le promette che il fratello resusciterà: «Con quest’ottica bisogna guardare alla morte di Marzia – ha detto don Alessandro –: anche nei momenti tragici è fondamentale avere la certezza che Dio non ci ha abbandonato».