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IL RIASSETTO ISTITUZIONALE. Mauro: riforme, se falliamo tutti all'inferno

Arturo Celletti venerdì 7 giugno 2013
"Vinceremo la sfida, cambieremo la Costituzione. Lo scriva: la prossima primavera l’obiettivo sarà stato centrato". Mario Mauro, ieri saggio scelto da Napolitano e oggi ministro di Scelta civica, abbozza un sorriso leggero: «Siamo obbligati ad andare in paradiso. Magari solo per paura di finire sprofondati all’inferno. È così: fallire vorrebbe dire solo una cosa, l’autodistruzione della politica». Siamo al ministero della Difesa. Cento metri più in là lungo via XX settembre c’è il Quirinale. Mauro ha lasciato da una manciata di minuti Palazzo Chigi dove il consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge sulla riforma della Carta e ora spiega il senso di quel sì con un’immagine: «Finora abbiamo giocato a calcio su un campo da basket con le regole del tennis. Ecco il risultato».Ministro la gente chiede lavoro, non riforme.E per la prossima settimana sono in programma due consigli dei ministri: dopo la fase del rodaggio Letta è pronto a spingere sull’acceleratore. Siamo l’ultima chance per gli italiani e abbiamo voglia e forza per bruciare le tappe. Ma una cosa deve essere chiara: il Paese si salva se mettiamo la politica nelle condizioni di rispondere alle sfide in tempo reale.Si spieghi.Il bicameralismo è datato, anzi è lunare. E se non cambiamo la Costituzione la politica non riuscirà mai a incidere sul serio sulla vita economica e sociale del Paese. È per questo che abbiamo il dovere di non perdere nemmeno un giorno. Senza la riforma della Carta tutte le novità di carattere economico che potremmo mettere in campo sono destinate a impantanarsi: è sempre accaduto e continuerebbe ad accadere. Mi creda: il premier può essere anche un genio, ma se ci metti tre anni per avere una legge è difficile risollevare il Paese.A Palazzo Chigi è emerso un modello su cui puntare?Il governo non indica e non indicherà un modello. Abbiamo opinioni distanti: c’è chi è per il semipresidenzialismo, chi come me per il cancellierato, chi per il presidenzialismo... Ma la legge non si fermerà certo alla definizione del nuovo sistema di governo. La "Commissione dei 40" metterà tutto dentro il disegno di legge e a quel punto, in Parlamento, i partiti saranno costretti a gettare la maschera.Che vuol dire ci metterà tutto?Che sarà inevitabile riflettere sui contrappesi. Inevitabile toccare i temi giustizia e conflitto di interessi. Potrei essere molto provocatorio: se passasse il presidenzialismo il capo dello Stato sarebbe ancora il presidente del Consiglio superiore della magistratura? Se al Quirinale finisse un signore che si chiama Silvio Berlusconi potrebbe anche guidare il Csm? Credo che la risposta sia superflua.Legare più temi, anche divisivi, non rende tutto più complicato?Conosce un solo costituzionalista che dice che le cose possono essere slegate?Quali sono i rischi per il governo Letta? Uno: l’inconcludenza. Una inconcludenza figlia della paura. E allora dico che tutti siamo chiamati ad avere più coraggio rispetto al passato. È il momento di osare, di passare dalla logica di numeri due a una logica di numeri uno. Penso a Letta, ma penso anche ad Alfano.Renzi che partita sta giocando?Fa prevalere il calcolo e scommette sulla possibilità di tornare al voto in tempi brevi: solo così ha senso e spessore il profilarsi della sua leadership nel Pd. Ma se Letta vince la scommessa del governo e delle riforme inevitabilmente mette una seria ipoteca anche sulla leadership dei Democratici.Insomma è sfida Renzi-Letta?Renzi non aiuta il governo: questo è un dato di fatto. Ogni mossa del sindaco sembra quasi un atto di sfiducia all’esecutivo. E allora direi a Renzi: metti da parte ambizioni personali e sostieni deciso l’azione del governo.Che governo è questo guidato da Letta?È l’attuazione del disegno politico di Scelta civica. Certo ottenuto per forza, non per amore.Potrà diventare partito?No. Anche perché se qualcuno si azzardasse a sostenerlo il governo cadrebbe. E il governo non può cadere. Ha il dovere, anzi l’obbligo, di garantire al Paese una nuova fase costituente. Vede, io, Alfano, Letta giuravamo mentre davanti a Palazzo Chigi sparavano a due carabinieri. Credo che questo ci definisca molto di più delle nostre contraddizioni. E allora o siamo capaci di cogliere la grandezza della sfida o appariremo come la casta che si è cibata del sacrificio dello Stato per continuare con i vecchi disgustosi privilegi.