Credito e politica. Mattarella: sì alla commissione banche, ma paletti chiari
Il capo dello Stato Sergio Mattarella
Il nodo è la legge istitutiva di una nuova commissione d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, la seconda dopo quella che ha svolto i suoi lavori sul finire della scorsa legislatura. Se allora a chiedere con forza l'inchiesta parlamentare fu l'ex leader del Pd Matteo Renzi, stavolta l'iniziativa è venuta dalla maggioranza di governo M5s-Lega, con particolari aspettative da parte dei pentastellati, i quali hanno già pre-indicato come presidente dell'organismo il senatore-giornalista del Movimento Gianluigi Paragone, nome che però adesso sembra in bilico. Mattarella, dopo quasi un mese di riflessione, ha accompagnato la sua firma alla legge con una lettera al presidente della Camera Roberto Fico e alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.
A preoccupare Mattarella è il fatto che «l’ambito dei compiti attribuiti alla Commissione – a differenza di quella istituita nella precedente Legislatura - non riguarda l’accertamento di vicende e comportamenti che hanno provocato crisi di istituti bancari o la verifica delle iniziative assunte per farvi fronte, ma concerne – insieme al sistema bancario e finanziario nella sua interezza - tutte le banche, anche quelle non coinvolte nella crisi e che svolgono con regolarità la propria attività». Non è in discussione, prosegue il Colle,«il potere del Parlamento di istituire commissioni di inchiesta». Piuttosto, «non può passare inosservato che, rispetto a tutte le banche, e anche agli operatori finanziari, questa volta viene, tra l’altro, previsto che la Commissione possa “analizzare la gestione degli enti creditizi e delle imprese di investimento”. Queste indicazioni - prosegue il Colle -, così ampie e generali, non devono poter sfociare in un controllo dell’attività creditizia, sino a coinvolgere le stesse operazioni bancarie, ovvero dell’attività di investimento nelle sue varie forme». Insomma, il Parlamento non può arrivare a interferire con «la natura privata degli enti interessati».
Sono timori che il capo dello Stato mette nelle mani di Fico e Casellati, rendendoli responsabili dal punto di vista istituzionale degli esiti della commissione d'inchiesta.
La lettera arriva in un contesto delicato per Bankitalia e il sistema del credito. Ieri il governatore Visco, dopo tensioni con il governo, ha nominato nuovo direttore generale Fabio Panetta e come vice Daniele Franco (Ragioniere dello Stato dal 2013, poltrona fondamentale che ora si libera) e Alessandra Perrazzelli, avvocato e manager, ex Barclays. Un compromesso dopo la rinuncia volontaria dell'ex dg, Salvatore Rossi, finito nel mirino della maggioranza gialloverde. Contestualmente, il governo è alle prese con il decreto per l'erogazione dei rimborsi ai truffati delle banche finite in default: l'ultima ipotesi è di inserire il testo, oggetto di un contenzioso con l'Ue, dentro il decreto-crescita in agenda nel Consiglio dei ministri di lunedì.