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Il monito. Mattarella: magistrati rispondano solo a legge, non ai media

Redazione Romana martedì 25 settembre 2018

«La magistratura non deve rispondere alle opinioni correnti perché è soggetta soltanto alla legge». Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso della cerimonia al Quirinale per il passaggio tra i membri uscenti e subentranti del Csm. Per il capo dello Stato, «l'attenzione e la sensibilità agli effetti della comunicazione non significa come tante volte è stato ricordato, orientare le decisioni giudiziarie secondo le pressioni mediatiche né, tantomeno, pensare di dover difendere pubblicamente le decisioni assunte».

Per Mattarella «sono invece doverose la credibilità e la trasparenza» per l'agire della magistratura «che possano essere rafforzate anche da una adeguata comunicazione istituzionale. È pertanto auspicabile che si prosegua nella direzione intrapresa, che appare idonea a tutelare anche i singoli magistrati da sovraesposizioni cariche di pericoli e che non si rivelino utili».

«Il ruolo che si assume quali componenti del Consiglio - afferma il presidente della Repubblica - non rappresenta un privilegio, ma una funzione di garanzia e, al contempo, di grande responsabilità per le sorti dell'equilibrio fra i poteri costituzionali. Componenti togati e componenti non togati si distinguono soltanto per la loro "provenienza" perché condividono le medesime responsabilità nella gestione della complessa attività loro affidata. I componenti "laici", secondo quanto prevede lo stesso articolo 104 della Costituzione, sono eletti non perché rappresentanti di singoli gruppi politici (di maggioranza o di opposizione) bensì perché, dotati di specifiche particolari professionalità, il Parlamento ha affidato loro il compito di conferire al collegio un contributo che ne integri la sensibilità».

«Al contempo - continua Mattarella - i togati non possono e non devono assumere le decisioni secondo logiche di pura appartenenza. Ciò che deve guidare i componenti - tutti del Csm - è il senso del servizio all'istituzione così come la prospettiva del servizio al Paese. Dal Consiglio superiore della magistratura la Repubblica si attende che questo sia l'unico criterio di comportamento».