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Il discorso. Mattarella, 12 sfide per la dignità e la democrazia. "Giustizia cambi"

Marco Iasevoli giovedì 3 febbraio 2022

Il lungo applauso della Camera, l'ennesimo, all'ingresso in aula. Il rieletto capo dello Stato Sergio Mattarella sorride sotto la mascherina e accenna un saluto a tutta l'aula. Dopo il giuramento, nuovo applauso e tutti in piedi mentre dal Gianicolo partono i colpi di cannone di rito. Ma l'attesa è per le parole del presidente della Repubblica. Quasi 12 cartelle piene, lette da Mattarella in 38 minuti con voce a volte emozionata, interrotte ripetutamente, più di 50 volte, dai battimano dei grandi elettori. Ci si attendevano moniti e rimproveri, arrivano dal presidente, con mitezza, sfide e incoraggiamenti a sognare l'Italia del dopo-pandemia.

IL DISCORSO INTEGRALE

Il cuore del messaggio di Mattarella è nelle 12 sfide per la dignità del Paese, che il presidente elenca alla fine del discorso: "Dignità è azzerare le morti sul lavoro, che feriscono la società e la coscienza di ciascuno di noi. Mai più tragedie come quella del giovane Lorenzo Parelli, entrato in fabbrica per un progetto scuola-lavoro", inizia l'elenco Mattarella. Per poi proseguire: "Dignità è opporsi al razzismo e all’antisemitismo, aggressioni intollerabili, non soltanto alle minoranze fatte oggetto di violenza, fisica o verbale,
ma alla coscienza di ciascuno di noi. Dignità è impedire la violenza sulle donne, profonda, inaccettabile piaga che deve essere
contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell’educazione, dell’esempio". La nostra dignità, prosegue Mattarella, "è interrogata dalle migrazioni, soprattutto quando non siamo capaci di difendere il diritto alla vita, quando neghiamo nei fatti la dignità umana degli altri. E’ anzitutto la nostra dignità che ci impone di combattere, senza tregua, la tratta e la schiavitù degli esseri umani. Dignità - insiste Mattarella - è diritto allo studio, lotta all’abbandono scolastico, annullamento del divario tecnologico e digitale.
Dignità è rispetto per gli anziani che non possono essere lasciati alla solitudine, privi di un ruolo che li coinvolga. Dignità è contrastare le povertà, la precarietà disperata e senza orizzonte che purtroppo mortifica le speranze di tante persone. Dignità è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità. Dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il
reinserimento sociale dei detenuti. Dignità è un Paese non distratto di fronte ai problemi quotidiani che le persone con disabilità devono affrontare, e capace di rimuovere gli ostacoli che immotivatamente incontrano nella loro vita. Dignità è un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità, dalla complicità di chi fa finta di non vedere. Dignità è garantire e assicurare il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente. La dignità, dunque, come pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile". Un elenco molto accorato di sfide che si concludere ricordando al Parlamento la figura di David Sassoli, "testimone mite e coraggioso"

L'ACCETTAZIONE (ALLA FINE SERENA) DEL RE-INCARICO

Parte dalla settimana che ha portato alla sua elezione, Mattarella, e ammette quanto sia stata "travagliata" anche per lui. Però ammette: le attese sul Paese "sarebbero state fortemente compromesse dal prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni, le cui conseguenze avrebbero potuto mettere a rischio anche risorse decisive e le prospettive di rilancio del Paese impegnato a uscire da una condizione di grandi difficoltà. Leggo questa consapevolezza nel voto del Parlamento. E’ questa stessa consapevolezza la ragione del mio sì". C'è quindi un contesto nazionale, europeo e internazionale che suggeriva questo esito e in nome del quale Mattarella ha messo da parte altri progetti.

RAFFORZARE LA DEMOCRAZIA E PARLAMENTO CENTRALE

Il presidente si guarda bene dal lanciare appelli a nuove riforme costituzionali. Fu questo il tema-chiave della rielezione di Napolitano. Mattarella invece allarga lo spettro della riflessione e mette in guardia su tutti i segnali di crisi della democrazia. "Un’autentica democrazia prevede il doveroso rispetto delle regole di formazione delle decisioni, discussione, partecipazione. L’esigenza di governare i cambiamenti sempre più rapidi richiede risposte tempestive. Occorre evitare che i problemi trovino soluzione senza l’intervento delle istituzioni a tutela dell’interesse generale: questa eventualità si traduce sempre a vantaggio di chi è in condizioni di maggior forza. Poteri economici sovranazionali, tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico. Su un altro piano, i regimi autoritari o autocratici rischiano ingannevolmente di apparire, a occhi superficiali, più efficienti di quelli democratici, le cui decisioni, basate sul libero consenso e sul coinvolgimento sociale, sono, invece, ben più solide ed efficaci. La sfida – che si presenta a livello mondiale – per la salvaguardia della democrazia riguarda tutti e anzitutto le istituzioni.

Una delle strade, conclude Mattarella, è assicurare la centralità del Parlamento. E qui il capo dello Stato raccoglie un'ovazione: "Quel che appare comunque necessario – nell’indispensabile dialogo collaborativo tra Governo e Parlamento è che - particolarmente
sugli atti fondamentali di governo del Paese – il Parlamento sia sempre posto in condizione di poterli esaminare e valutare con tempi adeguati. La forzata compressione dei tempi parlamentari rappresenta un rischio non certo minore di ingiustificate e dannose dilatazioni dei tempi. Appare anche necessario un ricorso ordinato alle diverse fonti normative, rispettoso dei limiti posti dalla Costituzione".

Infine, avverte Mattarella, "senza partiti coinvolgenti, così come senza corpi sociali intermedi, il cittadino si scopre solo e più indifeso. Deve poter far affidamento sulla politica come modalità civile per esprimere le proprie idee e, insieme, la propria appartenenza alla Repubblica".

IL DURO MONITO ALLA GIUSTIZIA: COMPLETARE LE RIFORME

"Nell’inviare un saluto alle nostre Magistrature - è il passaggio più duro e più applaudito di Mattarella - mi preme sottolineare che un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia. Per troppo tempo è divenuta un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività. Nella salvaguardia dei principi, irrinunziabili, di autonomia e di
indipendenza della Magistratura, l’ordinamento giudiziario e il sistema di governo autonomo della Magistratura devono corrispondere alle pressanti esigenze di efficienza e di credibilità, come richiesto a buon titolo dai cittadini. È indispensabile che le riforme annunciate giungano con immediatezza a compimento affinché il Consiglio superiore della Magistratura possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare, superando logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono rimanere estranee all’Ordine giudiziario.

Mattarella va anche oltre: "Occorre per questo che venga recuperato un profondo rigore. I cittadini devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’Ordine giudiziario. Neppure devono avvertire timore per il rischio di decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la doverosa certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone".

STOP AI VENTI DI GUERRA

Il presidente della Repubblica fa infine accenno ai venti di guerra tra Russia e Ucraina: "Da molti decenni i Paesi europei possono godere del dividendo di pace, concretizzato nell’integrazione europea e accresciuto dal venir meno della Guerra fredda. Non possiamo accettare che ora, senza neppure il pretesto della competizione tra sistemi politici ed economici differenti, si alzi nuovamente il vento dello scontro; in un continente che ha conosciuto le tragedie della Prima e della Seconda guerra mondiale.
Dobbiamo fare appello alle nostre risorse e a quelle dei paesi alleati e amici affinché le esibizioni di forza lascino il posto al reciproco intendersi, affinché nessun popolo debba temere l’aggressione da parte dei suoi vicini. I popoli dell’Unione Europea devono esser consapevoli che ad essi tocca un ruolo di sostegno ai processi di stabilizzazione e di pace nel martoriato panorama mediterraneo e medio-orientale. Non si può sfuggire alle sfide della storia e alle relative responsabilità".

I RICONOSCIMENTI E IL SALUTO A PAPA FRANCESCO

Nel discorso, Mattarella si è nuovamente riferito ai vaccini e alla vaccinazione come strumento di libertà, è tornato sull'esempio di medici, infermieri e forze dell'ordine. Ha inoltre espresso un "convinto ringraziamento" al governo Draghi. "A Papa Francesco, al cui magistero l’Italia guarda con grande rispetto, rivolgo i sentimenti di gratitudine del popolo italiano", ha inoltre confermato il capo dello Stato. Pensieri molto forti ha espresso Mattarella per i giovani, per le comunità straniere in Italia, per il mondo della cultura, delle arti e dello spettacolo.