Attualità

Sanità in crisi. «Qui è vietato ammalarsi», sempre meno medici sul territorio

Fulvio Fulvi giovedì 6 gennaio 2022

Un medico di base in una foto di archivio

Guardie mediche che saltano, turni scoperti, servizi sanitari sul territorio ridotti o addirittura smantellati. Mancano i camici bianchi e sotto le feste di Natale questa carenza si è fatta sentire ancora di più. E ci sono Comuni dove, anche durante la quarta ondata Covid che stiamo vivendo, «è vietato ammalarsi». E c’è chi, come la sindaca di Ferriere, 1.400 abitanti sulle colline del Piacentino, lo ha messo nero su bianco, in un’ordinanza dall’evidente significato provocatorio.

La prima cittadina Carlotta Oppizzi ha inteso così protestare contro la Ausl di Piacenza che ha interrotto temporaneamente, sia a Ferriere che nel vicino comune di Ottone, tra l’Alta Val di Nure e la Val d’Aveto, il servizio di guardia medica. Una decisione che ha provocato la reazione indiganata di cittadini e amministratori. Oltre a una raccolta di firme (sul sito Change.org) che ha raggiunto ormai le 4mila firme. «Con la mia ordinanza si vuole far arrivare un messaggio forte all’azienda sanitaria – spiega la sindaca Oppizzi –, siamo un Comune di montagna, popolato perlopiù da anziani, che non può permettersi di restare senza un presidio medico la notte e nei giorni festivi e prefestivi».

«Siamo un Comune di montagna, popolato perlopiù da anziani, che non può stare senza un presidio di Sanità» dice la prima cittadina di Ferriere

L’ospedale più vicino è quello del capoliuogo, distante un’ora e mezza di macchina. E per chi si ammala il sabato o la domenica, con gli ambulatori dei medici di famiglia chiusi, sono davvero guai. Quanto tempo durerà la sospensione del servizio?

Non ci sono ancora risposte da parte delle autorità competenti. E di fronte all’emergenza, il sindaco di Ottone Federico Beccia, medico generico, ha deciso di sobbarcarsi personalmente i turni dalle 20 alle 8, almeno fino a oggi, giorno di Epifania. Martedì, il manager dell’Asl piacentina, Luca Baldino ha assicurato che «appena possibile si ritornerà all’assetto di prima», ma che «ora la situazione è critica, non troviamo medici per coprire tutti i turni, non ne troviamo da assumere e certe scelte, come su Ottone e Ferriere, sono obbligate».

Secondo il coordinatore nazionale dei piccoli Comuni Anci, Massimo Castelli, sindaco di uno dei più piccoli centri dell’appennino piacentino, Cerignale (123 abitanti a 730 metri di altitudine), «la guardia medica è un finto problema, anzi è solo la punta dell’iceberg, perché la questione vera è che non si può appaltare a liberi professionisti, che non rispondono ad alcuna autorità centrale, tutta la sanità delle aree marginali montane con il continuo balletto di chi va, viene, prende o rinuncia ai mutuati, evitando le sedi decentrate. Il servizio sanitario – conclude Castelli – deve essere realmente pubblico con medici contrattualizzati come i loro colleghi che operano negli ospedali e che garantiscano un tot di ore di lavoro».

Ma non è certo l’unico caso, quello dell’Alta Val Trebbia. A novembre, per esempio, sono stati chiusi i presìdi di contoinuità assistenziale a Mondavio e nel distretto di Gabicce-Gradara, nel pesarese. Più recente, sempre nelle Marche, è la sospensione della guardia medica a Montefiore dell’Aso, in provincia di Ascoli Piceno, che copriva anche i territori comunali di Massignano e Montalto Marche.

E persino nell’efficientissima Lombardia da qualche giorno non funziona più la guardia medica di Cologno Monzese, 47mila abitanti, nell’hinterland milanese: gli utenti sono costretti così a recarsi al centro ambulatoriale pubblico di via Carlo Marx, a Sesto San Giovanni: il motivo della chiusura è che nei locali del distretto colognese di via Arosio è andato in tilt l’impianto di riscaldamento. Resta il fatto che il sabato e la domenica i cittadini dei due comuni che vogliono farsi visitare si devono mettere in fila per ore al freddo, rischiando altri malanni.