Attualità

Carceri. Mancano educatori e progetti. Viaggio negli istituti penali minorili

Fulvio Fulvi mercoledì 24 aprile 2024

Il corridoio di un carcere

La Garante Garlatti: «Purtroppo i ragazzi vengono indicati spesso come violenti e rissosi e questo favorisce le tensioni nelle strutture detentive, ma non sono dei mostri» Mancano educatori e personale di sorveglianza, non si applicano, come necessario, le misure alternative alla detenzione e scarseggiano i progetti di formazione e reinserimento nella società. Così si brucia la vita dei ragazzi che sono finiti “dentro” perché hanno sbagliato. E rischiano di essere perduti per sempre. Ora, dopo l’arresto dei 13 agenti accusati di torture, abusi e violenze nei confronti di giovanissimi detenuti del “Cesare Beccaria”, è allarme anche negli istituti penali minorili, che sembrano afflitti dagli stessi mali delle carceri dove sono rinchiusi gli adulti: sovraffollamento, strutture fatiscenti e agenti di polizia penitenziaria sotto organico. Ma, se possibile, le “ferite” inferte – in vario modo – ai 532 reclusi (la cifra si riferisce al febbraio 2024) nelle 17 strutture che costituiscono il sistema penitenziario riservato ai minori, sono molto più dolorose.

La linea repressiva

«La presa in carico dei ragazzi è sempre più disciplinare e di tipo farmacologico – spiga Susanna Marietti, responsabile dell’Osservatorio minori di Antigone – con un utilizzo smodato di psicofarmaci, soprattutto per i minori stranieri non accompagnati che vengono sostati come se fossero pacchi postali da un Ipm all’altro a seconda delle esigenze esistenti, con una modalità che contribuisce a creare e aumentare tensioni laddove già esistono». Stiamo parlando per la maggior parte di adolescenti della fascia 16-17 anni (211 hanno invece dai 18 ai 24) e di detenuti per il 30% circa stranieri. Il 94% del totale, per altro, si trova in custodia cautelare, ovvero non ha una condanna da scontare, quindi è in attesa di giudizio. « Negli ultimi dieci anni – si legge nell’ultimo report di settore presentato dall’associazione Antigone – non si era mai raggiunto il numero di ingressi in Ipm registrato nel 2023, pari a 1.143, un aumento legato anche agli effetti del “decreto Caivano”». Il Garante delle persone private della libertà del Comune di Milano, Francesco Maisto, che ha denunciato alla Procura, prove alla mano, le nefandezze che sarebbero avvenute al Beccaria parla di «un’isola di illegalità nella civilissima Milano» ma anche di «un sistema consolidato di violenze» e di «un clima di paura e chiusura». Il rischio è che la macchia si sia diffusa anche altrove. Altro che celle aperte e «permissivismo».

Qual è la situazione negli istituti per minori di Bari, Catania, Acireale, Torino, Treviso, Bologna, Roma, Nisida, Bologna, Airola, Palermo, Cagliari, Caltanissetta, Catanzaro, Firenze, Pontremoli e Potenza? «È prematuro, secondo me, parlare di un collegamento tra il “decreto Caivano” e l’aumento delle tensioni – ha commentato Carla Garlatti, Garante dei minori e degli adolescenti – ma un fatto è certo, assistiamo da diverso tempo a una narrazione sempre negativa dei ragazzi, indicati come violenti, rissosi e questo favorisce indubbiamente accende gli animi nelle comunità detentive. Può accadere così che anche chi dovrebbe occuparsi di loro, si dimentichi di essere di fronte a ragazzi e non a mostri. E questo mi preoccupa particolarmente».

I minori che commettono reati dovrebbero essere aiutati con interventi rieducativi e di recupero anziché essere rinchiusi in una cella. E la giustizia minorile in Italia era considerata fino a qualche tempo fa un “fiore all’occhiello” delle istituzioni. Non è più così? «Da un lato – osserva Garlatti – abbiamo fatto passi indietro, con l’aumento della possibilità che i minori vadano in carcere: una soluzione che invece dovrebbe essere residuale. D’altro canto, però, si sta cominciando a diffondere una cultura della giustizia ripartiva, che è la più indicata per recuperare i minori dopo un reato. Va precisato che la misura riparativa non si sostituisce alla sanzione, ma si affianca a questa, con lo scopo di creare consapevolezza in chi ha commesso l’illecito, ma anche di riabilitare la vittima e non farla sentire “dimenticata”. La giustizia riparativa è quindi il percorso da seguire, specialmente con i minori, per questa capacità di creare empatia – conclude la Garante – fondamentale ai fini dell’abbattimento della recidiva, che è l’obiettivo più importante».

Gli spazi da ampliare

Restano gli orribili fatti del “Beccaria” che hanno portato in carcere chi invece avrebbe dovuto “custodire” i giovanissimi detenuti, molti dei quali entrano già in carcere con disturbi psichici che poi peggiorano. «È una triste pagina, ma non si deve generalizzare – dice il cappellano don Claudio Burgio –, quanto è accaduto è il seguito di quelle evasioni di 7 ragazzi, il giorno di Natale del 2022, che lasciarono tutti molto interdetti». «Non è facile contenere alcune situazioni all’interno dell’istituto – precisa don Burgio –, questo ovviamente non giustifica la violenza, perché la violenza non si combatte con la violenza. Comunque il nuovo direttore sta facendo molto bene anche se è chiaro che esistono ancora problemi soprattutto legati al corpo di polizia, sempre sotto organico: spenderei una parola per loro perché – ha concluso il sacerdote – ci sono anche agenti davvero molto bravi, persone che si danno da fare tantissimo: è brutto infangare un intero corpo».

Intanto arriva dal ministero dei Trasporti la notizia di uno stanziamento di 35,5 milioni per 25 interventi in istituti penitenziari, di cui tre minorili. Lo ha deciso il Comitato Misto Paritetico Giustizia/Mit, che ha deliberato la programmazione delle risorse finanziarie per il 2024. Le proposte prevedono lavori di adeguamento delle strutture detentive con l’obiettivo sia di ampliare i posti ad oggi disponibili sia di realizzare spazi comuni per attività di recupero e di formazione, nonché interventi di efficientamento energetico e di produzione di energia con fonti rinnovabili come il fotovoltaico. Si tratta, in particolare, di 8 milioni destinati a strutture in Lazio, Abruzzo e Sardegna, di 8,35 milioni per strutture in Umbria e Toscana, di 1,9 milioni a Molise e Basilicata, di 13,28 milioni che andranno in Sicilia e di 4 in Lombardia.