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Maltempo. La Sicilia si barrica in attesa del «Medicane», Catania in codice rosso

Vito Salinaro venerdì 29 ottobre 2021

«Abbiamo dichiarato lo stato di emergenza regionale e chiesto a Roma la dichiarazione dello stato di calamità», dopo gli eventi meteorologici che hanno colpito la Sicilia, e considerando «il permanente rischio per i prossimi giorni nella parte orientale» della regione. Così il governatore Nello Musumeci, dopo la riunione straordinaria del governo regionale tenutasi a Catania. Il provvedimento, disposto sulla base della relazione del capo della Protezione civile regionale, Salvo Cocina, interessa i territori di 86 Comuni, 51 colpiti dagli eventi atmosferici del 5 e del 13-14 ottobre, e ulteriori 35 messi in ginocchio anche dalle forti precipitazioni del 22-26 ottobre.

Catania ha vissuto anche ieri un clima surreale che ha ricordato i recenti periodi di lockdown. Negozi chiusi, poca gente per le strade e tante tavole di legno, sacchi di sabbia, cartoni e cellophane per proteggere vetrine ed ingressi dei negozi. La città, "barricata", ha atteso l’arrivo del "Medicane", l’uragano mediterraneo in procinto di impattare su Sicilia e Calabria. Nel capoluogo etneo, dove dalla mezzanotte è scattato il codice rosso, la gente, con una buona dose di ansia ha preso d’assalto i supermercati, mentre uffici pubblici e scuole sono rimasti chiusi, come previsto anche per oggi. Stesso dicasi per bar e ristoranti. Praticamente deserte zone "tipiche" cittadine come il lungomare, con la spiaggetta di sabbia vulcanica a San Giovanni Li Cuti, la piazza Duomo, o zone trafficate come l’elegante Corso Italia.

La situazione che vive il capoluogo etneo è comune a tutta l’area della Sicilia orientale e alla vicina Calabria. A Siracusa sono operativi da giorni l’unità di crisi, in prefettura, e il Centro operativo comunale. «Da giorni presidiamo le aree che presentano maggiori rischi di esondazione o zone maggiormente soggette ad allagamenti – ha detto il sindaco Francesco Italia –. La risposta alle emergenze è praticamente immediata». Musumeci ha raccomandato «a tutti di evitare spostamenti e, soprattutto, di rinunciare all’uso di automobili, in caso di pioggia: l’insidia è sempre dietro l’angolo».

Il governatore ha deciso di chiudere gli uffici regionali delle province di Catania, Messina, Ragusa e Siracusa. Il provvedimento è finalizzato a ridurre la mobilità nelle aree fortemente a rischio e l’esposizione dei cittadini al pericolo. Si punta anche a facilitare l’eventuale movimento dei mezzi di soccorso, in caso di necessità. Per la sola provincia di Catania è una proroga di 24 ore, visto che il provvedimento di chiusura è in vigore da mercoledì. Resteranno aperti solo gli uffici che erogano servizi pubblici essenziali: quelli della Protezione civile, i presidi ospedalieri, le strutture sanitarie, gli uffici del Genio civile, gli ispettorati ripartimentali delle foreste.

Intanto, a Scordia (Catania) è stato trovato il corpo di Angela Caniglia, la 61enne dispersa da quattro giorni in seguito al nubifragio abbattutosi sul paese. Il suo giubbotto era stato rinvenuto in una zona non distante, da dove, tre giorni fa, era stato recuperato il corpo del marito, Sebastiano Gambera, di 67 anni, travolto come lei dall’acqua.

In un messaggio rivolto ai fedeli della sua diocesi, il vescovo di Caltagirone, Calogero Peri, ha parlato di una situazione «impressionante» che «paralizza la mente e il cuore», mentre «ci assale la paura e il senso d’impotenza dinanzi alla forza incontenibile della natura. Tutti ripetiamo che a nostra memoria non si è mai visto nulla di simile».

Il presule ha ricordato le vittime del maltempo ed ha ringraziato autorità, forze dell’ordine e volontari. «In questo momento – ha quindi dichiarato – molte famiglie sono nel bisogno e sono attanagliate dalla paura per i danni causati da questo ciclone, invito tutti a mostrarci solidali con le persone che hanno bisogno del nostro aiuto ed incoraggiamento. Come le case – ha aggiunto monsignor Peri – anche molte chiese hanno subito dei danni per gli allagamenti; alle comunità e ai parroci impegnati a fronteggiare questa emergenza va la mia riconoscenza e solidarietà, perché anche in questa difficile situazione continuiamo a coltivare la speranza». Poi l’invito a trasformare «la nostra debolezza personale e comunitaria» in «comunione, vicinanza, sostegno ed aiuto nel prenderci cura gli uni degli altri, sentendoci ed essendo veramente tutti fratelli».