Attualità

Governo. M5s-Lega, i tre giorni della verità

Angelo Picariello domenica 4 agosto 2019

Matteo Salvini a Milano Marittima (Ansa)

La navigazione a vista del governo fa i conti con la coda finale prima delle ferie e con i numeri risicati del Senato.

Il decreto sicurezza-bis, che scadrà a metà agosto, arriverà in Aula a Palazzo Madama lunedì e sul provvedimento sarà posta dal governo la questione di fiducia. La maggioranza può contare sulla carta su 167 voti, inclusi due senatori del gruppo misto, poco al di sopra - quindi - di quota 161. Matteo Salvini, non vede l’ora di portare a casa il risultato, e frena un pochino le polemiche con gli alleati. A torso nudo, reduce dalla spiaggia, il ministro dell’Interno si accomoda in consolle accanto al dj al Papeete Beach di Milano Marittima, mentre risuonano le notte dell’Inno di Mameli e le cubiste che si esibiscono (ma anche le note di Fiorella Mannoia in 'Come si cambia' ci sarebbero state bene, a ricordare le invettive 'padane' e le successive giravolte dell’attuale leader della Lega). Salvini attacca il Pd che non si mette d’accordo sulle firme da raccogliere contro di lui, quanto ai litigi con gli alleati, «Io sono stufo, e vabbè, ma inizia a stufarsi anche la gente», avverte.

Il M5s è atteso quindi alla prova fedeltà, dalla quale si è già tirata fuori Elena Fattori, che ha annunciato di non votare la fiducia, ma i maldipancia coinvolgono anche altri senatori (Mantero, La Mura, Airola, Ciampolillo) che hanno anche presentato loro emendamenti. Per loro la soluzione potrebbe essere una sorta di 'vacanza anticipata' per non ufficializzare il dissenso in Aula. «Troppo poco» dice Gregorio De Falco, uscito dal M5s proprio per aver votato in difformità, al pari di Saverio De Bonis e Paola Nugnes, prospettiva che ora potrebbe aprirsi anche per Elena Fattori: «Questo voto decreterà la fine del Movimento - prevede De Falco - mettendo in soffitta un principio fondante, e cioè che nessuno deve restare indietro, perseguendo chi è in stato di bisogno e il Samaritano che lo soccorre ci si mette sotto i piedi i principi di fratellanza che avevamo abbracciato». Quanto ai numeri, De Falco è convinto che, alla fine il sempre smentito soccorso di Fratelli d’Italia e della stessa Forza Italia, non mancherà. «In tempi di ferie le assenze arriveranno», scommette.

Altro tema spinoso e pesantemente divisivo, la Tav, con le mozioni che sono state calendarizzate - sempre al Senato per martedì e mercoledì. E il ministro Toninelli finisce ancora nel mirino del capogruppo del Carroccio Molinari: o fa la Gronda o vada a casa. Dalla festa della Lega Romagna a Cervia anche Salvini pressa sul rimpasto, agitando il voto: «O avremo una squadra compatta che ha la forza di fare le cose o la forza la chiederemo agli italiani». Sullo sfondo c’è sempre l’offensiva leghista sulla flat tax, con il leader che insiste sul taglio delle tasse: «Se all’Europa va bene sono contento, sennò la facciamo lo stesso», dice. E all’Europa il leader del Carroccio chiede un commissario che si occupi di «cose che riguardano la vita di tutti i giorni, che sia il commercio o l’industria o l’agricoltura». C’è poi l’autonomia differenziata. Inoltre c’è già da fare i conti con i numeri della Manovra che non tornano. Il vicepremier leghista e Conte li racconteranno in maniera diversa alle parti sociali. Lunedì alle 16 sindacati, Confindustria, cooperative e associazioni si siederanno al tavolo di confronto con l’esecutivo. A tema anche il reddito di cittadinanza, e il rilancio dei Centri per l’impiego, oltre a una riforma complessiva del sistema previdenziale e di welfare. Il giorno dopo un tavolo si terrà invece al Viminale, dove Salvini riprenderà il confronto avviato il 15 luglio, nonostante il risentimento emerso da Palazzo Chigi per l’anomalia.

«Basta litigi, scriviamo insieme la manovra e cambiamo il Paese», tende la mano Di Maio. Anche per lui gli italiani sono stanchi e allora predica la calma, assicura che l’alleanza terrà e manda messaggi di tregua a Salvini. Ma, allo stesso tempo, da giorni, il vicepremier pentastellato prende anche le difese di Alessandro Di Battista di fronte agli attacchi leghisti: segno probabilmente - della necessità di ricompattare la base per fronteggiare eventuali defezioni dovute all’approvazione del decreto sicurezza-bis.