Attualità

IL CASO. Il Pd cancella Lusi dall'elenco degli iscritti

Angelo Picariello lunedì 6 febbraio 2012
​Nel giorno della sua cacciata - che l’interessato denuncia come «infamante», preannunciando un ricorso al Tribunale civile - i revisori dei conti dell’ex Margherita si sono presentati spontaneamente ai magistrati che indagano sui fondi sottratti dall’ex tesoriere Luigi Lusi e hanno riferito di avere individuato «artifici contabili» sin dal 2007. Affermazioni destinate a lasciare il segno nel Pd, anche perché a produrle è proprio chi era preposto a segnalare per tempo tali anomalie. «Ci siamo accorti che dietro certe cifre c’era un’altra verità», dicono ora i tre revisori Gaetano Troina, Giovanni Castellani e Mauro Cicchelli, sentiti dal pm Stefano Pesci e dal procuratore aggiunto Alberto Caperna. I tre - che hanno firmato la relazione sul rendiconto della Margherita fino a fine 2010 - dicono di essere stati tratti in inganno, ma sostengono che il loro compito doveva limitarsi a controllare la destinazione dei contributi per i rimborsi elettorali.Lusi, spiega il presidente del Comitato di garanzia Luigi Berlinguer, «non è più membro del Partito democratico». Responsabilità, la sua, definita «molto grave» dai garanti del partito. Peraltro «non contestata, ma ammessa» dallo stesso Lusi, che si era detto disposto però a restituire solo 5 dei 13 milioni sottratti. E che in serata, all’agenzia Ansa, ha manifestato tuttavia la sua protesta: «Non hanno voluto ascoltarmi. Perché?». Nei suoi confronti viene quindi deciso un atteggiamento molto più drastico rispetto al caso Penati, che vide l’ex capo della segreteria di Bersani autosospendersi dal partito (respingendo però le accuse) e fece registrare la mera presa d’atto da parte degli organismi di garanzia. Stavolta invece la decisone - che il destinatario definisce «volutamente infamante» - è stata la cancellazione dall’albo degli elettori e dall’anagrafe degli iscritti. Perchè, spiega Berlinguer, «l’espulsione non è più una sanzione prevista negli statuti dei partiti ma concettualmente la decisione è la stessa». L’appropriazione indebita all’ex Margherita, secondo i garanti, «ha causato grave danno al Pd e preoccupato l’opinione pubblica».«Decisioni come queste sono dolorose perché riguardano una patologia. Noi, però, abbiamo gli antibiotici», commenta Berlinguer. «I processi si fanno nelle aule giudiziarie, non con riunioni clandestine. Ma ricorrerò in sede civile. C’è un giudice a Berlino...», è la replica di Lusi.Di «scelta giusta e coerente» parla invece Rosy Bindi. «Resta tutta l’amarezza per un comportamento gravissimo, che ha ferito gli iscritti e gli elettori del Pd», dicee il presidente dell’assemblea del Pd: «Ora - propone - la stessa determinazione e tempestività vanno usate per esigere che al tavolo della riforma elettorale si affronti il tema di una legge-quadro che regoli la vita dei partiti, in attuazione dell’articolo 49 della Costituzione».«Una pagina molto positiva», viene intanto definita la testimonianza resa dei revisori dai tre responsabili della rediviva Margherita, ossia Francesco Rutelli (presidente), Enzo Bianco (presidente dell’Assemblea federale), Gianpiero Bocci (presidente del comitato di tesoreria). I tre annunciano di aver ricevuto i risultati della loro indagine analitica «che fa luce sulle tecniche di artificio e occultamento, una vera e propria doppia contabilità, nei bilanci della Margherita operate dal tesoriere Lusi», dicono, giudicando «importante l’accertamento inequivocabile degli ammanchi nell’arco di cinque anni (2007-2011)» e annunciando il prosieguo degli accertamenti interni. Il tutto, attendendo «con fiducia gli sviluppi dell’indagine» e confermando «la volontà di andare fino in fondo per il perseguimento delle responsabilità e il recupero del maltolto».«Bene, ora si dimetta però da senatore», auspica il collega Ignazio Marino. Un vicenda da cui trarre la lezione che «se ci sono finanziamenti pubblici, i meccanismi di certificazione e di controllo devono essere rigorosi e intransigenti», auspica Dario Franceschini. «Credo nella buona fede di Rutelli -commenta nel Pdl Sandro Bondi - ma a parti invertite credo ci avrebbero già condannato per indegnità morale».