Attualità

Maurizio Lupi (Pdl). «Una risposta seria all’antipolitica Lasciamoci mettere in discussione»

Marco Iasevoli mercoledì 12 ottobre 2011
«Mi sembra il modo migliore di rispondere all’ondata di antipolitica che ha trovato oggi - ieri, ndr - in Della Valle il suo pic­co. A Todi si incontrano cattolici che, pur provenendo da esperienze diverse, si mettono insieme per aiutare il Pae­se. Suonano la sveglia a noi, ma anche a tanti altri settori della società civile che spesso si perdono in interessi par­ticolaristici e non riescono a trovare unità su nulla». Il de­putato del Pdl e vicepresidente della Camera Maurizio Lupi sembra quasi sollevato dall’iniziativa dell’associa­zionismo cattolico. «L’unica tentazione che dobbiamo ri­fuggire noi politici è metterci le mani sopra. Siamo di fron­te ad un momento di elaborazione libera per il bene di tut­ti, stiamone alla larga e ne trarremo beneficio...». A suo avviso quale è il significato più profondo dell’ini­ziativa? Mette ordine nel rapporto tra società civile e politica. È la politica al servizio dei corpi sociali, e non viceversa. Sono le associazioni che ci danno linfa, idee e persone, non può essere la politica a fagocitare tutto. Un principio che spes­so si perde nella pratica, e che invece qui viene ristabilito in modo chiaro.Cosa si aspetta? Un appello forte perché insieme si rimetta al centro la persona in modo concreto e non fittizio, realizzando sul terreno i principi di so­lidarietà e sussidiarietà che sono inscritti nel­la Dottrina sociale della Chiesa. Il nostro Pae­se ha nelle persone in carne e ossa la sua più grande ri­sorsa, e spesso lo si dimentica. Ma c’è davvero spazio per il contributo dei cattolici in un sistema-Paese così lacerato? Il cardinale Bagnasco ha indicato una grande emergenza morale, che si traduce in una profonda emergenza edu­cativa. E qui i credenti sono essenziali per radunare le mi­gliori forze della società. E sul terreno stretto della politica? Io personalmente non vedo spazi per un partito dei cat­tolici, mi sembra fuori dal tempo. Credo invece che i cre­denti debbano lanciare una sfida insieme ai non creden­ti e ai rappresentanti di altre culture politiche per ridare dignità alla politica e trovare un terreno condiviso di va­lori. A cominciare dalla famiglia. Come politico cattolico in questo momento si sente più giudicato o sostenuto dal fermento del mondo associa­tivo? Nella crisi attuale è per me un sollievo che la società tor­ni a parlare: aiuta la politica a recuperare la dimensione dell’ascolto. Però non nego che mi sento anche giudica­to, come è giusto che sia: è sempre necessario rimettersi in discussione.