Attualità

L'opposizione sociale in piazza tra lotta, disagio e antagonismo

FRANCESCO RICCARDI sabato 15 novembre 2014
MILANO Dicono che è solo l’inizio. Che i mezzi accordi raggiunti a Roma sono giochetti tra politici. Ripetono che andranno avanti finché non cambieranno le politiche del governo. L’opposizione sociale è scesa in piazza ieri su almeno tre fronti: Fiom e Cgil a Milano, la galassia Cobas con il suo «sciopero sociale » a Roma e in 30 altre città; gli studenti che si sono uniti alle manifestazioni. Caratterizzate, a Milano e a Padova, da alcuni scontri che hanno lasciato sul campo 15 feriti tra le forze dell’ordine e decine di contusi fra i giovani. In totale, secondo il Viminale, si sono svolti 105 cortei con una partecipazione complessiva di 70mila persone. LA FIOM A MILANO Felpe con la scritta e bandiere rosse hanno riempito i viali centrali di Milano fino a piazza del Duomo. I metalmeccanici della Cgil, 20mila secondo il Viminale, hanno mostrato di non avere remore a manifestare contro un esecutivo di centro-sinistra, a prendere di mira il segretario del Pd Matteo Renzi. Anzi, gli slogan contro il presidente del Consiglio erano i più ripetuti, non ancora a livello di quel- li degli anni passati contro Silvio Berlusconi, ma quasi. Brucia la ferita del Jobs act, dell’«articolo 18 che non si tocca» e di tutta la manovra economica giudicata sbagliata e «a favore dei padroni». Persino il bonus di 80 euro diventa motivo di sfida nelle parole dal palco di Maurizio Landini. «Ci servono per scioperare contro il governo – scandisce il segretario generale della Fiom –. Ma a noi non ci comprano». Neppure il mezzo accordo sui licenziamenti tranquillizza. Al contrario: «Sono accordi che servono solo a qualche parlamentare per continuare a restare in Parlamento – dice ancora il segretario –. No alle deleghe in bianco al governo e ai continui voti di fiducia che alimentano nella testa della gente la sfiducia verso il Parlamento, la sua delegittimazione ». Il leader della Fiom rifiuta l’etichetta di forza di «opposizione, non siamo contro qualcuno, siamo qui per cambiare il Paese, con le nostre proposte». Un 'programma di governo alternativo', in effetti, il suo. Fatto di estensione dello Statuto a tutti i lavoratori, cancellazione della Bossi-Fini, estensione della Cassa integrazione a tutti i lavoratori, sussidio minimo a tutti i disoccupati e agli studenti, reintroduzione delle pensioni di anzianità, riduzione dell’orario di lavoro per creare nuovi posti, regolazione degli appalti, fine della precarietà, ritorno degli investimenti pubblici e della proprietà statale di alcune aziende, recupero dell’evasione e dei capitali all’estero, lotta a corruzione e mafie. «Noi non ci fermeremo – promette Landini –. Il 5 dicembre ci sarà lo sciopero generale, andiamo avanti». Concludendo con un appello agli altri sindacati: «Non siamo contro le altre sigle, smettiamola, siamo tutti assieme nella battaglia sul lavoro. Come diceva Prampolini: 'Divisi siamo canaglia, insieme siamo tutto'». Concetti ribaditi poi dal segretario generale della Cgil nel suo comizio finale: «La partita sul Jobs Act non è chiusa, non è un voto di fiducia che cambierà la nostra iniziativa». Durante l’intervento di Susanna Camusso dalla piazza si è levato qualche fischio, ma la manifestazione è stata anche l’occasione per mostrare il ricompattamento tra i due leader della confederazione dopo i dissidi durante il congresso. I COBAS A ROMA Toni simili nei comizi della galassia Cobas. «Renzi non ha opposizione in Parlamento, ha vinto per ko tecnico dei suoi avversari: l’unica opposizione è quella sociale che portiamo in piazza in 30 città», ha detto a Roma il portavoce nazionale Piero Bernocchi. Sottolineando come a sfilare fosse «una coalizione originale: non solo lavoratori dipendenti e studenti, ma anche precari, autonomi, gente che lavora gratis. È la prima giornata di mobilitazione a livello europeo». Durante la manifestazione a Roma ci sono stati attimi di tensione per il lancio di uova, petardi e fumogeni contro l’ambasciata tedesca e il ministero dell’Economia. A Milano si è sfiorato lo scontro con le forze dell’ordine quando alcuni giovani No-Tav hanno cercato di salire sul sagrato del Duomo presidiato da Polizia e Carabinieri. L’intervento del servizio d’ordine Fiom e la 'ritirata strategica' degli agenti hanno evitato il peggio. GLI STUDENTI E GLI SCONTRI Molti i giovani nelle diverse manifestazioni. A Roma hanno dato vita anche a un presidio sotto il ministero dell’Istruzione. Purtroppo però studenti e antagonisti sono stati i principali protagonisti degli scontri con le forze dell’ordine. A Milano in due diversi episodi (vedi articolo sotto) e a Padova dove sono rimasti contusi 5 poliziotti, tra cui un vicequestore. © RIPRODUZIONE RISERVATA Manifestazioni Susanna Camusso e Maurizio Landini (LaPresse)