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Azzardo. Lo sviluppatore: le slot? Trappole per topi

Umberto Folena domenica 10 gennaio 2016
Li detesti per quello che fanno. Ma non puoi non ammirarli, si fa per dire, perché lo ammettono senza finzioni. Perché giocano a carte scoperte. Sono molti gli addetti ai lavori dell’industria dell’azzardo nordamericana che Natasha Dow Schüll ha incontrato a Las Vegas, in occasione di convention di vario genere, i quali non le hanno nascosto nulla. Forse per semplice bisogno di sfogarsi. Forse perché lo sfogo, per un maschio, è più facile con una femmina. Ecco alcune testimonianze. «Quando installiamo 50 slot machine, le considero sempre 50 trappole per topi in più. Devi fare qualcosa per catturare un topo. È compito nostro tirar fuori più soldi che possiamo dai nostri clienti» (Bob Stupak, Ad del casinò Las Vegas Stratosphere). «Ammetto che i giochi che costruisco portano alla dipendenza. Quando ho iniziato, avevo reali riserve circa la moralità di quello che stavo facendo. E lo faccio ancora, ci combatto per davvero». (Passa una signora in tailleur viola). «Quella donna lì, quella è il nostro gruppo demografico principale. È tra i 50 e 70 anni, ha qualche soldo da spendere, e so come accalappiarla. Sai, non mi sento un granché a predare le debolezze psicologiche delle signore anziane, lo dico chiaramente. Non ne sono orgoglioso. Non posso starmene seduto qui e dire: ho solo messo le viti nella bomba, ho solo assemblato la testata, perché sono sicuro che i prodotti che ho realizzato, da qualche parte, hanno distrutto vite umane» (Nicholas Koenig, sviluppatore di videogiochi, 2009). «Si è discusso molto circa la percentuale di popolazione che gioca con un qualche tipo di ossessione, di dipendenza o di patologia per il gioco d’azzardo. Questo per me è sempre stato un problema ridicolo, sia come venditore che come manager. Per me la questione era il fatturato, puro e semplice, e ciò che importava era che un segmento particolarmente importante delle entrate provenisse da individui che avevano qualche tipo di problema con il gioco d’azzardo. Quelle erano le mie prede e io ho dato loro la caccia» (Richard Schuetz, discorso tenuto all’undicesima edizione della International Conference on Gambling and Risk Taking nel 2000).