Attualità

Intervista. Azzardomafie, Cafiero de Raho: «Lo Stato? Purtroppo non controlla»

Antonio M. Mira giovedì 23 luglio 2015
«Bisogna rivedere il meccanismo dei controlli sulle scommesse online. Ci sono troppo falle. Chi entra nei centri scommesse a controllare i giocatori? Quanti sono davvero i controlli? Troppo pochi. Quante volte vengono gli ispettori dell’Agenzia dei Monopoli? Troppo poche». È durissima l’analisi del Procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, che ben conosce il mondo dell’azzardo e i legami con la criminalità organizzata, avendo coordinato molte inchieste sugli affari della camorra sulle scommesse quando guidava la Dda di Napoli. Ora tocca alla Calabria, ma il Procuratore lancia una precisa accusa che non vale solo qui. «Non è possibile che lo Stato attui i controlli solo attraverso l’incameramento delle proprie quote delle giocate. Incassa ed é soddisfatto. Si accontenta e non fa controlli». Procuratore, è il classico ragionamento 'pochi maledetti e subito'? Direi proprio di sì. E senza calcolare le drammatiche conseguenze. Quali? La Dia ha calcolato che nella provincia di Reggio Calabria ben il 10 per cento del Pil se ne va nell’azzardo, molto più che nel resto d’Italia. È un pessimo segnale per un territorio che sicuramente non è ricco, anzi in certe zone è sicuramente depresso. Certamente ci sono i soldi riciclati dalla ’ndrangheta, soldi in nero, economia illegale o sommerisa, ma anche quelli di tanti normali cittadini. Intere fortune che vanno in fumo nell’azzardo. Voi lo avete accertato? Nell’organizzazione che abbiamo individuato, il giocatore già sa che accede a un sistema non consentito, fuori legge. Paga e incassa in contanti, modalità vietata per le scommesse online, ma evidentemente gradite. Così accetta il sistema illegale e questo dovrebbe preoccupare. È conseguenza della patologia del gioco. La legalizzazione del gioco e il suo boom non hanno certo allontanato le mafie. Tutt’altro. Così quando il giocatore non riesce a pagare viene intimidito, grazie all’intervento degli uomini della ’ndrangheta. Già, la ’ndrangheta. Che interesse ha a entrare in questo sistema? Sia per guadagnare che per riciclare il denaro accumulato con altre attività illecite. La nostra inchiesta è partita dalla denuncia del proprietario di una sala scommesse al quale gli uomini dei clan reggini volevano imporre il sistema illecito. Una vera e propria estorsione di tipo mafioso. Ma in questo caso è stato l’imprenditore delle scommesse a chiedere ai clan di convincere quel proprietario. L’imprenditore ha bisogno della ’ndrangheta, chiede un aiuto e l’ottiene. Per quale motivo? La ’ndrangheta ha capito il grande affare e si è inserita in modo prepotente. L’azzardo e soprattutto le scommesse online garantiscono guadagni sempre superiori alle perdite. É il sistema del gioco, così come è strutturato, che garantisce il guadagno. E la ’ndrangheta lo sa benissimo. Incamera direttamente i soldi delle giocate e non paga le tasse relative. Un guadagno enorme. Inoltre quale altro soggetto può garantire sempre i pagamenti ai giocatori? Le mafie, ovviamente, grazie all’inesauribile disponibilità di denaro. Un affare recente per i clan? No, tutt’altro. Abbiamo raccolto le prime prove dell’esistenza di un canale di gioco parallello già nel 2011. Un canale che è partito dalla Calabria e poi si è diffuso in tutto il Paese. Lo dimostra l’enorme numero di centri scommesse che abbiamo sequestrato. Ed eravamo solo all’inizio. L’organizzazione era pronta a prendersi anche un’ampia fetta del mercato legale, partecipando al prossimo bando per nuovi centri scommesse. E veniamo al riciclaggio. Come avviene? Noi facciamo un ragionamento molto semplice. Se la ’ndrangheta riesce a far arrivare nel porto di Gioia Tauro 10 tonnellate di cocaina e noi gliene riusciamo a bloccare, purtroppo, solo una, il resto diventa soldi. Una quantità enorme che noi non troviamo più in Calabria. Ma da qualche parte deve finire. Pensiamo che un ottimo sistema per far sparire questi soldi siano proprio i centri scommesse, in particolare questi che abbiamo scoperto, dove potevano girare i contanti. Diciamo che le scommesse online sono un modo privilegiato per riciclare i soldi della droga. Ora voi li avete colpiti duramente, ma basta? No. Lo ripeto, non c’è stato alcun controllo da parte di chi doveva eseguirlo. È necessario porre delle regole al gioco online altrimenti rischia di diventare un gigantesco e incontrollabile meccanismo di riciclaggio.