Attualità

L’inchiesta. L'incubo Terra dei fuochi scuote anche la Puglia

Pino Ciociola giovedì 25 settembre 2014

Distese di uva, grano, ulivi. Una perdita d’occhio emozionante, pianeggiante, che si chiama “Tavoliere”. Nella Capitanata, cioè la provincia di Foggia. Emozionante, almeno per gli occhi, come le Murge e il Barese. Come il Salento. «La situazione del traffico illecito di rifiuti in Puglia è estremamente preoccupante – dice Agostino Di Ciaula, presidente dei “Medici per l’ambiente” (Isde) pugliesi – e credo abbia poco da “invidiare” alla situazione campana». Scendendo dalla Daunia e fino al Salento, «negli ultimi vent’anni è stata ampiamente accertata dalla magistratura la presenza di numerosi siti nei quali sono stati sversati, tombati o bruciati rifiuti di ogni genere». Fra le province italiane per numero d’illegalità ambientali, Bari è al quinto posto e proprio Foggia al sesto.  L’ultimo colpo al cuore della Daunia è stato svelato qualche mese fa. Le indagini dell’inchiesta “ Black land”  della Direzione distrettuale antimafia barese portano nell’aprile scorso a scoprire trecentomila tonnellate di rifiuti vari e d’origine ospedaliera nel Cerignolano (arrivati soprattutto dal Casertano e dal Salernitano) seppelliti vicino a una diga, vicino a un importante sito archeologico di Ordona e nelle campagne di Apricena. Il processo per i quattordici arrestati (amministratori e autotrasportatori di aziende per il trattamento dei rifiuti) e le quattro ditte coinvolte comincia tra pochi giorni, il 2 ottobre. 

 «Abbiamo una densità abitativa molto bassa – racconta Vincenzo Rizzi, presidente dell’“Associazione Centro studi naturalistici” di Foggia – e quindi chiunque voglia svolgere smaltimenti illeciti di rifiuti si trova nelle condizioni ideali». Non solo, ma «dopo il tramonto non c’è alcun controllo del territorio e la presenza di forze dell’ordine è praticamente inesistente». Spesso neppure gli stessi agricoltori sanno che si sversa nelle loro campagne e lo scoprono soltanto dopo. La prima grande denuncia da queste parti, riguardante gli smaltimenti di fanghi industriali sui terreni agricoli nelle Murge, risale a undici anni fa, luglio 2003, e fu fatta da Legambiente, Coldiretti, Cia e Wwf. Nel 2012 una Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti tossici in Puglia sottolineò proprio lo smaltimento dei fanghi non trattati (provenienti per la gran parte dal Brindisino e dalla Campania), grazie al quale – scrivono i commissari nella loro Relazione finale – «i soggetti che ne fanno uso beneficiano addirittura di provvidenze comunitarie sostenendo di effettuare agricoltura biologica». Una specie d’inquietante beffa. Simile a quella che sempre la Commissione annota riferendosi proprio a Foggia: «La forma che ha assunto la penetrazione delle associazioni criminali di stampo mafioso nel ciclo dei rifiuti è da considerarsi parassitaria, in quanto consistita nella massiccia introduzione nel settore dei rifiuti di personale privo di qualifica e competenze, con la conseguente paralisi dell’efficienza del servizio».  I paesaggi sono suggestivi. Il verde degli ulivi e il giallo del grano trionfano su tutti gli altri colori e d’estate sono ancora più carichi. «Siamo nella Capitanata e la nostra terra da tempo è sotto la lente d’ingrandimento della magistratura», racconta Matteo Loquercio, presidente del “Comitato contro l’inceneritore di Borgo Tressanti-Cerignola”: «Sappiamo che qui ci sono discariche abusive, più o meno vaste, dov’è stato depositato di tutto... Più o meno un anno fa, proprio nei pressi di Cerignola, la Guardia di Finanza ha scoperto una discarica di rifiuti industriali, speciali e tossici... Purtroppo nulla ci fa sperare che il territorio foggiano non sia stato devastato». 

 Un problema enorme, da queste parti, sono i terreni carsici come le Murge e le cave. Sversare nei primi, specie liquami e fanghi, vuol dire cancellarne le tracce, oltre che uccidere le falde acquifere. Quanto invece alle seconde, «un gran numero sono state dismesse dai proprietari e “convertite” in depositi di rifiuti di qualunque tipo», ma «prevalentemente tossici», spiega il presidente dell’Isde Puglia, Di Ciaula. Esempio? A giugno, proprio in una cava nella zona di Spinazzola (provincia di Barletta-Andria-Trani), il Corpo Forestale ha trovato residui edilizi, miscele bituminose, batterie di automobili, catrami e altro. Le cave dismesse in Puglia sono 2.579 e 415 quelle ancora attive nonostante la crisi edilizia, soprattutto a Foggia e Bari. Ma «ce ne sono tante anche nel Salento e nel Brindisino».