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LE SFIDE DEL PREMIER. Letta: «Sei mesi di corsa a ostacoli, ma conti ok»

Nicola Pini giovedì 7 novembre 2013

La legge di Stabilità «si può migliorare in Parlamento», ma sul provvedimento «si sono create aspettative eccessive, fonte di problemi». Il presidente del Consiglio Letta risponde al pressing di partiti e forze sociali parlando ieri sera all’assemblea dei gruppi parlamentari del Pd. E invita alla prudenza e alla concretezza: «Scorciatoie e scelte avventate non sarebbero da persone serie». Non solo, Letta avverte il suo partito. Il Parlamento farà la sua parte, ma «l’ultima cosa che deve fare il Pd è alzare cento bandiere e poi lamentarsi che le sue priorità non sono passate. Occorrono poche battaglie e su quelle lavorare».

«Gli ultimi sei mesi – sottolinea il premier  – sono stati una corsa a ostacoli». Ora comincia «una trasvolata atlantica» nella quale «non vediamo ancora i grattacieli di New York ma la direzione è quella giusta». Il ddl stabilità «può segnare un’inversione di marcia» per far crescere il Paese. Intanto si è dimostrata «l’importanza di tenere i conti a posto». Infatti, «per la prima volta la manovra non si apre con un primo capitolo di tagli per ridurre il deficit» e «in più abbiamo un bonus di 3 miliardi per la crescita», ha osservato.Letta ha chiarito le direttrici dell’azione parlamentare sulla legge di stabilità, sottolineando che «non è come la vecchia finanziaria, ha un contenuto più limitato e ci potranno essere altri veicoli su cui far viaggiare le nostre proposte per la crescita». Come il collegato al ddl stabilità da 16 articoli con misure per lo sviluppo, le imprese e la deburocratizzazione, che, si è appreso ieri, approderà al prossimo Consiglio dei ministri, sotto il nome di «Destinazione Italia». Tra le misure, un meccanismo taglia-bollette per ridurre del 15-20% il peso degli oneri sulle tariffe, il trasferimento gratuito del conto corrente bancario, l’obbligo per il governo di predisporre ogni anno, prima del 30 giugno, un programma nazionale di politica industriale. E ancora: credito di imposta per imprese che investono in ricerca (200 milioni), e un fondo per favorire digitalizzazione e ammodernamento tecnologico delle piccole imprese. Misure anche per contrastare la crisi dell’editoria.

Tornando alla manovra, il termine per presentare gli emendamenti in commissione Bilancio al Senato è stato fatto slittare da oggi a sabato mattina. Segno che c’è difficoltà nella maggioranza a concordare le modifiche. «La discussione che dovremo fare riguarda come scrivere la nuova Service tax (imposta sugli immobili, ndr) e come indirizzare le scelte sul cuneo fiscale, con 5 miliardi in tre anni». Sul cuneo «ci sono due strade. Si può restringere la platea per dare più respiro a chi ne usufruisce. O si può dire che una riduzione forte la faremo quando ritornano risorse, per esempio dalla Svizzera, e in quel caso potremmo utilizzare i 5 miliardi per spese sociali». Nei giorni scorsi si è ragionato soprattutto sulla prima ipotesi, con l’idea di far scendere la soglia di reddito al di sotto della quale si ottengono i benefici fiscali. Ora spunta la strada delle spese sociali, cioè interventi non sui redditi medio bassi, ma su incapienti e fasce più bisognose.

I partiti di maggioranza stanno cercando risorse aggiuntive per il 2014 per addolcire la Tasi sulla prima casa (con il ripristino delle detrazioni) e intervenire sul cuneo. Ma dalle pensioni, agli esodati, agli ammortizzatori i capitoli da rimpinguare sarebbero diversi.