Attualità

FEMMINICIDIO. ​Don Corsi: vado in vacanza, cerco il silenzio

Amelia Elia venerdì 28 dicembre 2012
​«C’è una violenza diffusa che si abbatte, talora in maniera drammatica, sulle donne e non è possibile pensare che sia colpa delle donne stesse se tutto questo accade. È quindi inequivocabile la condanna delle affermazioni di questo parroco»: Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, parla così – ai microfoni di Radio Vaticana – del volantino che don Piero Corsi, parroco di San Terenzo, borgo di Lerici, ha affisso nella bacheca della sua chiesa. Il testo incriminato, don Corsi lo ha scaricato da un “blog di apologetica cattolica” e il titolo dice già tanto dell’inopportuno contenuto: “Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica. Quante volte provocano?”. In sintesi, sarebbero le signore con i loro atteggiamenti arroganti, l’abbigliamento succinto e il fare provocante a scatenare la furia omicida degli uomini: le donne «facciano un sano esame di coscienza – era l’invito affisso in bacheca –  forse questo ce lo siamo cercate anche noi?». Le reazioni sono fioccate. Il tempestivo intervento del vescovo di La Spezia, Luigi Ernesto Palletti, ha imposto al parroco la rimozione del volantino. «Il vescovo di La Spezia – ha detto ancora l’arcivescovo Paglia – mi pare sia stato tempestivo e chiaro», e ha ricordato che «sulla dignità della donna, particolarmente il magistero degli ultimi decenni non solo è chiaro, ma straordinario. Semmai è vero che si deve abbassare il clima di violenza, che è indispensabile una moderazione nel costume; semmai è vero che deve crescere molto di più un atteggiamento di rispetto verso i più deboli». Ha poi ricordato che Giovanni Paolo II nella Mulieris Dignitatem, «sembra propendere in maniera quasi partigiana per la donna e per il suo genio. La questione femminile dunque non può essere banalizzata, richiede una riflessione molto, molto profonda», ha concluso. Intanto don Piero Corsi – in attesa di partire per qualche giorno di vacanza – si è chiuso nel suo appartamento all’interno della casa di riposo Caratappi, a San Terenzo. Ieri ha rilasciato un’intervista alla televisione diocesana per smentire le voci circolate in mattinata – basate su una lettera aperta attribuitagli dagli agenzie di stampa e poi rivelatasi una patacca – che lo volevano in procinto di abbandonare l’abito talare. «Sono tranquillo e sereno – ha detto il sacerdote – e ho deciso di prendermi qualche giorno di riposo, calma e silenzio per riacquistare serenità e armonia ma non lascio l’abito talare» aggiungendo di sentirsi «a disagio a dover smentire le voci che continuano a rincorrersi».