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Roma. Legittima difesa, lo stop di Renzi: al Senato si cambi

Redazione Politica giovedì 4 maggio 2017

Stop di Matteo Renzi alla nuova legge sulla legittima difesa targata Pd-Ap e passata giovedì in prima lettura alla Camera. «Inviterò i senatori a valutare di correggere la legge nella parte in cui risulta meno chiara e logica, visto che io per primo, leggendo il testo, ho avuto e ho molti dubbi». Così risponde alle perplessità di un militante il segretario appena riconfermato.

I centristi dal canto loro temono che si torni indietro e il ministro degli Esteri Angelino Alfano mette in guardia: «Al punto in cui siamo sarebbe irresponsabile se qualcuno insabbiasse o facesse cadere il provvedimento». Questo anche se modifiche migliorative possono essere certamente apportate nel senso di una «difesa h24», promette.


Sui cambiamenti conta il presidente del Senato, Piero Grasso che dice: «Meno male che c'è il Senato, se dobbiamo intervenire su questo tema. Staremo a vedere le proposte di ulteriori modifiche». Mentre il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, contrario da subito al provvedimento, considerato troppo blando, annuncia già la raccolta di firme per un referendum che lo affossi del tutto, «se vanno avanti con questa schifezza». Una prima modifica viene già annunciata dal relatore, David Ermini (Pd), per il quale la «percezione» di quanto uscito nella legge è stata «completamente stravolta». Quindi, si dice pronto a togliere la parola «notte» dal testo, anche se solo per evitare una campagna contro la legge per questo termine.

Quello della difesa notturna è stato da subito uno di punti più controversi della norma approvata giovedì da Montecitorio.

Le principali novità

Il ddl prevede l'ampliamento della fattispecie della legittima difesa alle aggressioni notturne, in analogia con l'ordinamento penale francese. E l'esclusione della colpa di chi reagisce "in situazioni comportanti un pericolo per la vita, per l'integrità fisica, per la libertà personale o sessuale".

Limiti della legittima difesa

Viene specificato che si considera legittima difesa la reazione a un'aggressione in casa, in negozio o in ufficio commessa di notte o all'introduzione con violenza, minaccia o inganno. Resta comunque ferma la necessità che vi sia proporzione tra difesa e offesa e l'attualità del pericolo. Già oggi si presume che vi sia proporzione se la difesa anche con armi riguarda un'aggressione domiciliare che mette in pericolo la propria o l'altrui incolumità oppure, ma in questo caso solo quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione, se si difende il proprio patrimonio.

Turbamento esclude colpa

Nella legittima difesa domiciliare è sempre esclusa la colpa di chi spara se l'errore, in situazioni di pericolo per la vita e la libertà personale o sessuale, è conseguenza di un grave turbamento psichico causato dall'aggressore.

Assistenza legale a carico dello Stato

Nel caso in cui sia dichiarata la non punibilità per legittima difesa, tutte le spese processuali e i compensi degli avvocati saranno a carico dello Stato. Un onere per l'erario stimato in 295.200 euro a decorrere dal 2017.

Le reazioni politiche

Il Carroccio in Aula ha manifestato la propria contrarietà con uno striscione con scritto: "La difesa è sempre legittima". E, all'ultimo anche Forza Italia non ha votato il provvedimento, passato grazie all'intesa Pd-Ap. I voti a favore sono stati 225, 166 i contrari (tutto il centrodestra, SI e Mdp), 11 gli astenuti. Il segretario nordista, Matteo Salvini, presente nelle tribune riservate al pubblico (è europarlamentare), ne è stato allontanato per essersi messo a gridare «vergogna, vergogna». Il goverrnatore leghista del Veneto Luca Zaia ha usato, invece, l'ironia in riferimento alla difesa notturna. «La legge è pessima. Mettendomi per la prima e ultima volta nei panni dell'aggressore - incalza - non potrei che gioire: scelgo io il momento migliore per delinquere con il minor rischio possibile». Il Movimento 5 Stelle, ha parlato di «norme scritte con i piedi». Pd e Ap hanno difeso il risultato ottenuto. Il ministro degli Affari regionali, Enrico Costa, ha parlato di una «vittoria a tutela della famiglia» e di «risposta giusta e al passo coi tempi di fronte a una criminalità che in questi anni ha cambiato pelle».

No al Far west

Il provvedimento, aggiunge il capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato, «tiene conto della domanda di sicurezza dei cittadini senza strumentalizzare le paure o autorizzare il far west». Non la pensano così diversi parlamentari, anche del centrosinistra. Che indicano il concreto rischio di una proliferazione di armi e di una difesa fai-da-te. Uno sdganamento «pericoloso sia per l'incolumità delle potenziali vittime - come l'esperienza di altri paesi dimostra - sia per la cultura della paura che questo messaggio rischia di far crescere», la posizione espressa da Lorenzo Dellai annunciando l'astensione del suo gruppo, Demos-Cd. Danilo Leva (Mdp) parla di un testo che risponde a logiche di propaganda e che ci porta «sull'orlo del far west». Pino Pisicchio, presidente del gruppo Misto, evoca invece la figura di Charles Bronson, il cinematografico "giustiziere della notte". «Anche se il testo normativo ora è sicuramente più equilibrato di quello iniziale, è necessario moderare i toni e non esaltare questo modello», dice, adducendo l'esempio degli Usa, dove «con l'uso delle armi c'è sempre da perdere». Daniele Farina di Sinistra italiana parla di «vittoria della lobby delle armi». Codacons e Associazione Antigone prevedono, dunque, un aumento della loro diffusione e degli omicidi. Anche l'Associazione nazionale magistrati (Anm), con il presidente Eugenio Albamonte, ribadisce quanto detto a caldo in un'intervista ad Avvenire, parlando di «intervento inutile».