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Legge sui partiti, passa l?emendamento «salva-Pizzarotti». Tensione fra M5S e Pd

mercoledì 18 maggio 2016
Roma. Sale la temperatura in commissione Affari costituzionali della Camera, impegnata a votare la legge su partiti e movimenti. La Commissione ha infatti bocciato un emendamento del M5S che avrebbe eliminato l’obbligo del «metodo democratico» nella vita interna dei partiti. Ne è invece stato approvato uno che assicura maggiori tutele agli iscritti ai movimenti e partiti, denominato norma 'salva Pizzarotti'. Ma il movimento non ci sta e attacca il Pd per un altro emendamento non approvato, che imponeva di pubblicare su internet, prima delle elezioni, «il curriculum vitae di ciascun candidato e il relativo certificato penale». Per questo i deputati M5S della commissione attaccano, replicando a chi come il dem Emanuele Fiano li accusa di essere contro il metodo democratico: «Si riempiono la bocca della parola 'democrazia' poi, alla prova dei fatti il Pd non c’è mai». La richiesta di M5S di eliminare l’obbligo di democrazia interna dal testo base preparato dal relatore Matteo Richetti (Pd) dipende dal timore, spiega Danilo Toninelli, che «qualcuno imponga la sua visione di metodo democratico». E «un giudice o un ministro», dice Andrea Cecconi, possa un domani su questa base escludere un partito dalle elezioni. L’emendamento è stato respinto e ne è stato approvato uno di Stefano Quaranta (Si) che rafforza l’obbligo alla «trasparenza » e al «metodo democratico». Il tutto è stato inserito nell’articolo 2, sui principi generali, non nel 3, sui requisiti per partecipare alle elezioni. Quindi i timori di Cecconi non dovrebbero prender corpo. I pentastellati hanno invece votato, a sorpresa, un emendamento del presidente della commissione, Andrea Mazziotti, che introduce garanzie per gli iscritti, stabilendo che - se i soggetti politici non hanno uno statuto o anche solo un «accordo associativo» valgono le norme del codice civile sulle associazioni non riconosciute. Quindi anche le sanzioni agli iscritti devono essere decise dall’assemblea a maggioranza. La norma viene un po’ scherzosamente definita «salva Pizzarotti», perché non si sa chi abbia deciso la sospensione del sindaco di Parma. In futuro, se la legge sarà approvata, un iscritto che si trovi in questa situazione potrà chiedere di essere reintegrato dal giudice civile. «Se la forza più importante dell’opposizione - osserva Pino Pisicchio, presidente del Misto - non è in grado di dare tutele alle sue minoranze, ciò è un vulnus per tutto il sistema democratico, non solo per gli amici di Grillo». (G. San.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Camera