Attualità

Procreazione assistita. Legge 40, la Consulta decide sugli embrioni

Marcello Palmieri martedì 6 ottobre 2015

Di nuovo al vaglio della Corte Costituzionale, e ancora una volta senza che lo Stato si costituisse in sua difesa. Si è celebrata l'ennesima udienza pubblica sulla legge 40, quella che dal 2004 regola la procreazione medicalmente assistita. E come era avvenuto lo scorso aprile, nel ministero di giudice relatore – colui che presenta la causa al collegio giudicante – sedeva Mario Rosario Morelli. La nuova questione arriva in Consulta dal tribunale di Napoli, che ai giudici costituzionali l'aveva spedita nell'aprile 2014. Ecco la richiesta alla Corte: ritenere non conforme alla nostra Carta fondamentale il divieto penale di selezionare gli embrioni sani, di trasferire in utero solo questi e di sopprimere gli altri. La materia è molto simile a quella già decisa lo scorso maggio, quando la Consulta, seppure con molte limitazioni, ha autorizzato i centri specializzati a effettuare su richiesta la cosiddetta "diagnosi pre-impianto". Allora il caso era arrivato a Roma dopo che alcune cliniche si erano rifiutate di agire in questo modo, sapendo che diversamente avrebbero violato la legge. La questione dibattuta in questo nuovo dibattimento prende invece le mosse da una condanna penale comminata dal Gip di Napoli ai danni di alcuni medici, che incuranti del divieto normativo avevano selezionato e soppresso embrioni quando ancora la legge lo vietava senza eccezioni.Alla luce della pronuncia di maggio, il nuovo verdetto della Corte – atteso forse già nella giornata di mercoledì 7 – sembra dunque quasi scontato. Molto simile a questa causa ne verrà poi discussa un'altra, sempre in tema di embrioni "scartati": dalla Corte Costituzionale il Tribunale di Firenze vorrebbe il via libera definitivo alla loro utilizzabilità per la ricerca. La data dell'udienza pubblica ancora non è nota. Con tutta questa concatenazione di pronunce, la Consulta sta facendo venir meno uno dei principi cardine posti dalla legge 40: quello per cui era possibile generare embrioni solo se destinati a nascere.