Attualità

IL CASO. Tetto alla Cig per gli immigrati Ora la Lega fa dietrofront

Eugenio Fatigante venerdì 27 novembre 2009
"Resto convinto delle idee espresse ieri riguardo all'emendamento sulla cassa integrazione agli extracomunitari. Vista però la contrarietà del Ministro del Welfare Sacconi, non è mia intenzione creare problemi alla maggioranza e quindi l'emendamento in questione sarà ritirato". Con questa dichiarazione del deputato della Lega Nord Maurizio Fugatti sembra dunque chiudersi la parentesi sulla proposta di un tetto di 6 mesi alla Cig per gli extracomunitari.La proposta. Non tutti i lavoratori sono uguali per la Lega. Con una proposta di modifica alla Finanziaria 2010 gli uomini del Carroccio avevano chiesto infatti ieri che fosse posto un tetto alla cassa integrazione, ovvero a «qualsiasi trattamento di sostegno al reddito», per i cittadini extra-comunitari che lavorano in Italia. Ci risiamo, insomma, con le proposte tipiche del Carroccio, che ha aperto un nuovo fronte di scontro. Subito sommerso da un diluvio di proteste, oscillanti fra i termini «follia» e «proposta razzista»: a quelle delle opposizioni si sono sommate quelle del sindacato e anche la presa di distanze di diversi esponenti della maggioranza, a partire dai ministri Sacconi, La Russa e Carfagna. Fino alla dichiarazione di monsignor Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti: «Se sono lavoratori regolari è giusto che siano trattati come tutti gli altri».L’autore del blitz leghista sulla Cassa è - appunto - Maurizio Fugatti, veneto di 37 anni e capogruppo in commissione Finanze. Che ha motivato così la sua idea («personale», e non del partito, ha precisato): «Se non c’è lavoro per gli italiani non c’è per nessuno. Le risorse per la Cig sono quelle che sono e prima noi dobbiamo pensare agli italiani». L’obiettivo finale lo indica lo stesso Fugatti: «Da ciò deriva che, se dopo 6 mesi il lavoratore extra-comunitario non ha trovato un nuovo impiego, si applica la "Bossi-Fini" che prevede l’allontanamento dal territorio italiano». Fin qui l’emendamento. Destinato a far discutere (tanto), ma a fare poca strada. Valga per tutti la dichiarazione del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che tecnicamente ha rammentato «che gli ammortizzatori sociali ordinari corrispondono a diritti soggettivi dei lavoratori», sono sostenuti da contributi versati e sono, nel caso della Cig, direttamente «correlati alla continuità del rapporto di lavoro che costituisce presupposto della conservazione del permesso di soggiorno». Ovvero, la Cassa è finalizzata proprio a consentire alla persona di mantenere in piedi il rapporto di lavoro, evitando il licenziamento; e, quindi, non ha senso imporre un limite.Le reazioni. Dura la reazione di Ignazio La Russa, ministro della Difesa: «Trattare diversamente gli italiani o gli stranieri che hanno perso il lavoro senza colpa sarebbe un’ingiustizia». Anche per la responsabile delle Pari opportunità, Mara Carfagna, «è una provocazione che - sono certa - non avrà seguito». Le opposizioni non hanno perso tempo a scatenarsi. «È un emendamento palesemente incostituzionale e sono sicura che la presidenza della Camera lo dichiarerà inammissibile», ha tagliato corto Sesa Amici, capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali. Per l’ex ministro Cesare Damiano «è una follia che spingerebbe queste persone verso il lavoro nero» e per l’ex Cgil, oggi senatore Pd, Paolo Nerozzi «è una nuova forma di legge razziale». Anche il centrista Savino Pezzotta l’ha bollata come «proposta indecente di cui i proponenti dovrebbero vergognarsi». Scontate le vibrate repliche sindacali. Per Raffaele Bonanni, leader della Cisl, è «improponibile, senza senso e lesiva dei diritti costituzionali». Parimenti duro è Fulvio Fammoni, della Cgil: «Hanno pagato i contributi come tutti gli altri lavoratori, è una vera sciocchezza giuridica».