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Italia viva. Le realtà cattoliche non si entusiasmano per il nuovo partito di Renzi

Eugenio Fatigante giovedì 19 settembre 2019

L'allora sindaco di Firenze, Matteo Renzi, durante il suo intervento alla convention 'Viva l'Italia viva, il meglio deve ancora venire, a Firenze, 16 novembre 2012. ANSA/MAURIZIO DEGL'INNOCENTI

Il terremoto politico creato dal partito di Renzi interessa da vicino quella che in genere si definisce "area moderata", che d’altronde - assieme a spicchi del mondo delle professioni e delle imprese - rappresenta il potenziale bacino d’utenza della nuova formazione. Su Repubblica l’ex direttore Ezio Mauro lo ha definito «un partito democristiano nella centralità geografica che vuol occupare, radicale nel metodo e nel carattere». Anche il variegato mondo cattolico, in cerca da anni di una sua nuova, faticosa rappresentanza politica, s’interroga in qualche modo sullo scenario che si apre. È quel mondo da cui proviene, in fondo, lo stesso scout di Rignano sull’Arno. Ma che, al momento, non sembra voler concedere aperture di credito "al buio" all’ex premier, in attesa di capire l’evoluzione che prenderà la sua creatura politica.

È sul filo del paradosso che dice di guardare «con grande curiosità e attenzione» a questa novità Carlo Costalli: per il presidente di Mcl, infatti, è solo «disaggregando e riaggregando» l’attuale quadro politico che si può «raggiungere il nostro obiettivo di creare al centro un’area moderata, popolare e riformista», evitando così d’«insistere nel dividere l’Italia fra sovranisti e laicisti, che sarebbe una grave irresponsabilità». Da parte loro le Acli riconoscono a Renzi che «questa scissione può contare sul fatto che oggi l’offerta politica fatica a interpretare bisogni e sentimenti del Paese»: ciò premesso, tuttavia, il presidente Roberto Rossini sottolinea che «le scissioni non sono mai positive perché producono lesioni difficilmente rimarginabili» e auspica comunque che «i partiti parlino di più con la società civile invece di rincorrere operazioni di marketing politico», anche se gli stessi «corpi intermedi debbono uscire dal torpore e porsi come costruttori di una nuova cultura politica».

Decisamente negativo è il giudizio di Politica Insieme, realtà che punta a una presenza pubblica cristianamente ispirata: «Renzi si muove ancora in una logica leaderistica e bipolare – si osserva in una nota –. Due condizioni che gli impediscono di rispondere alla delusione di quell’elettorato cattolico e democratico cui vorrebbe rivolgersi. Anche lui sembra appartenere a un mondo al tramonto. Credere che basti essere a destra del Pd e a sinistra della Lega è ingannare, prima ancora degli altri, se stessi. C’è un problema di credibilità sostanziale di non poco conto, dopo aver cavalcato una linea della trasformazione del Pd in un partito "radicale di massa"». Non meno drastico è Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia, lista presentatasi a tutte le ultime elezioni: «Renzi è stato un mio amico, l’ho sostenuto nel 2012 per le comuni radici di militanza nel cattolicesimo politico e per le battaglie al Family day del 2007. Poi però – prosegue Adinolfi – nel 2013 Renzi ha vinto ed è diventato il Renzi del potere, il Renzi dominus che si è scordato le sue radici. Italia Viva per noi del PdF è l’ennesimo passaggio tattico di un inaffidabile: ogni sua mossa sa inevitabilmente di cinismo. Non è a lui che si può guardare per la riorganizzazione di una presenza incidente dei cattolici in politica, che resta necessaria».

"Aperturista" è invece Giorgio Merlo, dirigente del movimento "Rete bianca": «Diciamoci la verità – ha scritto sul suo blog –, oggi ci sono tutte le condizioni finalizzate a dar vita a una forza politica che sappia intercettare istanze, bisogni e anche desideri che non trovano più spazi nei partiti tradizionali, dal Pd - ridiventato il principale ed esclusivo partito della sinistra - alla Lega, dai 5 Stelle a ciò che resta di Fi». Per questo, ad avviso di Merlo, «le duplici iniziative di Renzi e di Carlo Calenda, con Matteo Richetti, non possono essere liquidate semplicisticamente come operazioni di puro posizionamento politico o di banale gioco di potere. Si tratta di iniziative che colgono un vuoto di rappresentanza a cui occorre dare una risposta politica credibile, seria e coerente».

Anche padre Francesco Occhetta, gesuita de "La civiltà cattolica", nel premettere che ora «l’offerta politica si sta delineando meglio», osserva che «se la scelta di Renzi innoverà temi, metodo, linguaggi e volti, sarà valore e argine per tutta l’area democratica liberale e riformista. In politica l’esperienza della "comunione del molteplice" ha una dignità pari a ciò che conserva "unità di struttura"». Il primo pensiero di Paolo Ciani, esponente di Demos, è invece quello che la mossa di Renzi «non abbia conseguenze negative sul governo che con fatica sta partendo». Sgombrato il campo (si spera) da questo rischio Demos, soggetto politico «nato per trovare una strada di rappresentanza dal basso», starà pragmaticamente alla finestra: «Vedremo cosa farà ora il Pd e come si strutturerà la proposta di Italia Viva».