Attualità

Scuola. «Le paritarie non sono diplomifici» (e le ispezioni arrivano tardi)

Paolo Ferrario martedì 1 agosto 2023

«Ben vengano controlli ed ispezioni. Così, una volta per tutte, sarà chiaro che le scuole paritarie non hanno nulla a che fare con i diplomifici». Mentre dal ministero dell’Istruzione e del Merito partono gli ispettori alla volta delle scuole di Campania, Lazio e Sicilia, sotto osservazione per i cosiddetti “diplomi facili”, dal mondo delle scuole paritarie sale un consenso unanime all’iniziativa annunciata ieri con un tweet dal ministro Valditara. Anche se si fa notare che gli strumenti per le opportune e necessarie verifiche di regolarità, si sarebbero potuti attivare anche prima della Maturità e non soltanto dopo che il danno è stato fatto.

A togliere il velo su un fenomeno che getta discredito (anche) sulle scuole non statali serie - che sono la quasi totalità - è stata un’inchiesta di Tuttoscuola, che si è concentrata su 92 istituti (il 6,5% delle 1.423 scuole paritarie che portano studenti all’esame di Maturità), di cui 82 in Campania (e 59 in provincia di Napoli), 6 nel Lazio e 4 in Sicilia. In queste realtà, il dossier di Tuttoscuola ha individuato un incremento di iscrizioni all’ultimo anno anche di diverse centinaia di studenti. Una scuola, per esempio, è passata da 138 iscritti in quarta a 1.388 in quinta. Il tutto con rette che, in alcuni casi, possono arrivare a toccare i 5mila euro l’anno. Tuttoscuola ha calcolato che, soltanto i circa 10mila candidati che hanno sostenuto e superato la Maturità 2023 con modalità quantomeno «sospette» - alimentando un vero e proprio «turismo da diploma», che ha visto alunni di tutta Italia sostenere le prove nelle 92 scuole paritarie finite nell’occhio del ciclone - abbiano prodotto un giro d’affari di almeno 50 milioni. Un “mercato” su cui ora il Ministero vuole vederci chiaro, anche se, come detto, qualche verifica si sarebbe potuta avviare anche prima.

Cosa dice la legge

Questi 10mila casi sotto la lente degli ispettori, riguardano sia studenti interni alle scuole che candidati esterni. Per i primi, il decreto ministeriale 83 del 2008, prevede che «per le classi terminali della scuola secondaria superiore, il gestore può chiedere, con adeguata motivazione, entro l’avvio dell’anno scolastico, l’autorizzazione al Direttore scolastico regionale per una sola classe collaterale, qualora gli studenti neo iscritti non possano essere inseriti nelle classi esistenti».
Alla luce di queste disposizioni, come è allora possibile che esistano scuole a piramide rovesciata, che partono in prima superiore con una classe di 25 alunni e arrivano in quinta con 100 studenti e, come abbiamo visto, anche di più? Dove sono inseriti questi alunni (interni, cioè che si iscrivono direttamente nella scuola paritaria), se la scuola stessa può attivare solo una classe collaterale in più? Chi doveva controllare e non l’ha fatto?

Le competenze regionali

Per quanto riguarda, invece, i candidati esterni, la nota ministeriale 24344 del 23 settembre 2022, prevede che questi studenti presentino domanda all’Ufficio scolastico regionale territorialmente competente, indicando tre preferenze (non vincolanti) circa la scuola dove sostenere l’esame. L’Usr poi provvede ad «assegnare le scuole ai candidati esterni, garantendo una loro omogenea distribuzione sul territorio al fine di evitare squilibri e problemi organizzativi nel funzionamento delle commissioni». Alla luce dei dati di Tuttoscuola, che in un istituto ha documentato un incremento di iscritti, tra il quarto e il quinto anno, del 6.800%, è possibile dire che questa avvertenza non sia stata adeguatamente tenuta in considerazione. E ancora. Per sostenere la Maturità in una regione diversa da quella di residenza, è necessario documentare, sempre all’Usr, «l’assoluta gravità ed eccezionalità» della situazione in cui si viene a trovare il candidato. Queste condizioni sono state opportunamente verificate? E, infine. In molti casi, i candidati esterni sono preparati da realtà che non sono scuole paritarie, ma fanno riferimento a società che gestiscono anche scuole paritarie, in cui gli studenti chiedono poi di poter sostenere l’esame. A questo riguardo, la già citata nota ministeriale, all’articolo 6, recita: «Ai candidati esterni che hanno compiuto il percorso formativo in scuole non statali e non paritarie o in corsi di preparazione, comunque denominati, è fatto divieto di sostenere l’esame in istituzioni scolastiche paritarie che dipendono dallo stesso gestore o da altro gestore avente comunanza di interessi». Anche in questo caso, i controlli, se ci sono stati, non sarebbero stati proprio stringenti.

«Realtà scandalosa che fa male a tutta la scuola, anche statale»

Ad ogni buon conto, da ieri il Ministero è al lavoro per tracciare il perimetro di una «realtà scandalosa che offende e umilia il sistema scolastico tutto, statale e paritario», tuona suor Anna Monia Alfieri, esperta di diritto scolastico. «La scuola paritaria rappresenta un ambito serio della scuola pubblica italiana», aggiunge Ezio Delfino, presidente dell’associazione di presidi Disal. Anche per la presidente della Fidae, Virginia Kaldich, le ispezioni sono «un atto giusto e dovuto». «Sono fiduciosa che l’azione del ministro Valditara prosegua anche nella direzione di una stabilizzazione dei contributi statali rivolti alle paritarie», aggiunge Kaladich. «Le paritarie sono scuole che hanno un’attenzione particolare per gli ultimi e i deboli», ricorda Catia Zambon, presidente dell’associazione genitori Agesc, mentre per Massimiliano Tonarini, presidente di Cdo- Opere educative, «un’attività ispettiva volta ad indicare percorsi virtuosi è indispensabile e mi sembra che il Ministero sia stia muovendo con tempestività in tal senso».