Attualità

Sonny Sampson. «Le nostre storie di migranti inviate al ministro Orlando»

Stefano Pasta sabato 26 agosto 2017

Sonny Sampson Olumati risponde da Roma mentre sta entrando nello studio di ballo per bambini tra i 5 e 13 anni in cui è coordinatore. “Avvenire” aveva già provato a contattarlo il giorno prima, ma insieme ad altri rappresentanti del movimento “Italiani senza cittadinanza” stava incontrando il ministro della Giustizia Andrea Orlando. «Gli abbiamo consegnato – racconta– le cartoline con le nostre storie, quelle di persone cresciute in Italia ma senza cittadinanza. Abbiamo chiesto che a settembre non ci sia l’ennesimo rinvio della riforma». Sonny, nonostante il carattere scherzoso, non si lascia andare a facili ottimismi sul voto in Senato. Lui è nato all’ospedale Gemelli 31 anni fa da genitori nigeriani (il padre è avvocato, la madre lavora in una scuola privata inglese). È in Italia "da una vita": scuole dall’asilo all’università a Roma (le elementari dalle suore francescane), formazione cattolica in oratorio (Comunione, Cresima, animatore e aiutocatechista), ora Sonny studia Medicina alla Sapienza. Il ballo è la passione che è diventata anche una professione: in televisione ha lavorato a Zelig, Miss Italia, I raccomandati, oltre a essere salito sul palco di concerti con personaggi del calibro di Renato Zero, Rihanna e Paris Hilton. Per fortuna per fare il ballerino non serve la cittadinanza italiana, che invece gli è costata la carriera nel basket: «Giocavo – dice Sonny con chiaro accento romano – in varie squadre e per più di un anno sono stato indicato come il miglior giocatore d’Italia delle giovanili. Sono stato convocato anche al raduno nazionale, ma poi il sogno si è infranto perché non lo Stato non mi riconosce italiano»