Attualità

Le primarie del Pd. Pd, il brutto finale delle primarie a Napoli

Marco Iasevoli martedì 8 marzo 2016
Il caso-Napoli, l’elargizione di monetine da un euro all’esterno dei seggi, è la botta finale che consegna alle primarie di centrosinistra di domenica l’unica etichetta possibile: fallimento. (GUARDA IL VIDEO)È una constatazione amara, perché il Pd resta l’unico partito di massa, organizzato come tale, che ancora prova a rispondere alla crisi della partecipazione e della rappresentanza appellandosi ad un popolo più vasto di un vertice tra leader o di una consultazione su un sistema informatico chiuso e gestito da un privato.  Ed è ancora più amara perché i democratici, stavolta, con regole piuttosto serie, erano riusciti a frenare il triste fenomeno delle file di stranieri portati ai gazebo per un tozzo di pane. A Napoli, però, ci si è buttati sui cittadini italiani di quartieri periferici e in qualche modo si è riusciti a guastare l’intera consultazione, tra l’altro conclusasi con la vittoria al fotofinish della renziana Valente (frutto di un accordo tra premier, 'giovani turchi' e capicorrente campani) sul vecchio leone Bassolino.  È chiaro che la vicenda si innesta su altri dati e in qualche modo va ad essere la 'ciliegina sulla torta': l’affluenza a Roma inferiore alle attese, le polemiche della minoranza dem contro Renzi, l’ombra della scissione che si riaffaccia, l’ipotesi che chi ha perso nella Capitale si 'metta in proprio' trasformando le ammini-strative in un test per le nazionali. Tutto ciò in un clima segnato dalla paura di perdere le elezioni 'vere' (sia a Roma sia a Napoli) e dallo strapotere renziano che, nei fatti, volenti o nolenti, riduce la portata emotiva dell’evento e restituisce un finale già scritto. Non solo: la Capitale ha dimostrato di non avere smaltito la delusione per Mafia capitale. Allo stesso tempo, il corpaccione del Pd romano, nonostante la 'cura-Orfini', ha mostrato nei fatti quanto poco abbia gradito il metodo con cui Renzi e i vertici dem abbiano archiviato la sindacatura di Ignazio Marino. Insomma le primarie di ieri non restituiscono grandi certezze al Pd e al centrosinistra, anzi aumentano i dubbi. Probabilmente il superamento del 'modello-partito' sarà uno dei temi del Congresso dem del prossimo anno, ma il tema è ben più ampio e urgente. Dell’autoriforma dei partiti ancora non c’è traccia nell’agenda politica. Di un serio dibattito sul rapporto tra leader, formazioni politiche e Paese reale nemmeno l’ombra. Non c’è da meravigliarsi se di queste primarie restino lo 'spaccio delle monetine' e finali senza pathos.