Attualità

SCENARI ECONOMICI. Le autostrade del mare grande chance italiana

Claudia La Via martedì 15 settembre 2009
La prossima scommessa si gioca in mare. In acque 'amiche'. Le stesse sulle quali navi­ga una fetta importante del commercio mondiale. Nelle acque e nei porti, caselli di par­tenza e di arrivo di quelle che chiamano Auto­strade del mare. Nome ingannevole, in realtà, per­ché qui non ci sono né auto né strade, ma navi, acqua e antiche rotte, oggi pronte a essere risco­perte e tornare protagoniste di viaggi, scambi e in­tegrazione. Ne è convinta l’Unione europea che ha già in mente una nuova strategia basata su in­novazione tecnologica, tutela ambientale e con­nessione con i Paesi limitrofi «attraverso regole comuni, sinergie e rotte». A dirlo è il commissario Ue ai Trasporti, Antonio Tajani, che ha presentato un documento sulle nuove strategie per la politica dei trasporti dell’U­nione che prelude all’adozione, entro il 2010, del nuovo Libro bianco dei trasporti. Cinquecento milioni di euro sono già previsti nel quadro del piano europeo di rilancio economico per accele­rare gli investimenti in infrastrutture. E altre op­portunità di finanziamento potranno arrivare gra- zie al programma Ten-T, per lo sviluppo delle re­ti transeuropee di trasporto. Trenta milioni sono destinati proprio alle Autostrade del mare, 100 ai sistemi di trasporto stradali intelligenti e 240 mi­lioni al sistema europeo di gestione del traffico ferroviario. Il futuro sarà l’integrazione delle au­tostrade del mare con i corridoi terrestri, come l’asse Berlino-Palermo, quello Genova-Rotterdam o quello Lisbona-Kiev. Se investire in infrastrut­ture e trasporti può di­ventare non solo la giu­sta strategia per supera­re l’impasse ma anche il vero motore di una ri­presa robusta e duratura, sarà proprio il mare a 'traghettare' l’Italia fuo­ri dalla recessione. Oggi, nel Mediterraneo, duemila collegamenti svilup­pano un traffico annuo di 750 milioni di tonnel­late di merci, mentre ogni giorno 250 petroliere trasportano il 20% del greggio mondiale. Le Au­tostrade del mare diventano sempre più una va­lida alternativa ai trasporti via terra. Riducono la congestione delle strade, gli incidenti e l’inqui­namento ambientale. Non solo. Anche i costi di realizzazione sono fino a dieci volte inferiori a quelli di strade e ferrovie e i tempi di entrata in funzione sono pressoché im­mediati. Una nave adibita a trasporto merci po- trebbe essere realizzata e pronta per la naviga­zione anche in 6 mesi. Per un’autostrada sono ne­cessari anni. Nonostante questo però, in Italia an­cora il 66% delle merci viaggia su gomma e solo il 4% del carico trasportato per oltre 500 chilometri si sposta via mare. Se questa percentuale passas­se al 10%, basterebbe a eliminare dalla strada 240mila mezzi pesanti all’anno. Secondo l’Associazione studi e ricerche per il Mez­zogiorno 'Porti e Territorio', le Autostrade del ma­re dal 2002 a oggi hanno registrato un incremen­to del traffico merci dall’1,5% al 3,5% e attual­mente sono un milione e mezzo i Tir che usu­fruiscono dei collegamenti marittimi. Ancora troppo poco. Soprattutto se si considera – a det­ta degli esperti – che le navi viaggiano con la sti­va piena solo per metà, e che sarebbe possibile un aumento del 50% del traffico merci senza nessun costo aggiuntivo, economico o ambientale. Se­condo gli ultimi dati forniti da Rete autostrade mediterranee, le linee esistenti in Italia sono 23, incluse le rotte verso la Sicilia, 26 collegano la Sar­degna al resto del Paese, 48 garantiscono i colle­gamenti con l’Europa e 55 con i porti extraeuro­pei. Nonostante questo, il traffico via mare è fermo soltanto al 5% del totale. Anche se i programmi del ministero dell’Economia prevedono di arrivare all’8% entro il 2011, in linea con quanto previsto dal piano generale della mobilità. Allo stato at­tuale però, questi numeri sono soltanto una pic­colissima goccia, soprattutto in confronto alle e­normi potenzialità del sistema portuale e marit­timo italiano. E non si tratta di supposizioni. Le Autostrade del mare – un tema sul quale ha insistito per anni l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciam­pi – possono diventare davvero uno strumento decisivo di crescita per il tessuto imprenditoriale di tutto il Paese. Basterebbe sfruttare le straordi­narie potenzialità offerte dalla posizione strategi­ca dell’Italia, cuore economico, sociale e cultura­le del Mediterraneo. Non è un caso che, nono­stante la crisi, le relazioni con il Nord Africa ab­biano continuato a crescere del 7-10%. Per cogliere appieno quest’occasione però, sarà necessario definire un vero progetto strategico. Ogni porto dovrà avere un ruolo e obiettivi ambi­ziosi, all’interno di un piano di sviluppo che sia ca­pace di valorizzare le singole peculiarità. Una par­tita che va giocata in squadra e che coinvolge non solo tutti gli operatori del settore, ma che richiama anche la necessità di una sinergia dei trasporti. Ter­ra e mare devono diventa­re l’una il proseguimento dell’altro. Una nuova sfi­da, pronta a coinvolgere 25 Paesi di tre continenti di­versi, con 80 porti che si af­facciano su quelle acque. Su questa scia, l’Unione europea scommette sul­la cooperazione tra tutti i Paesi del Mediterraneo e del Nord Africa e punta a elaborare una carte comune delle infrastrutture di trasporto. «L’inter­connessione delle reti europee e africane è l’e­spressione più tangibile del nostro futuro comu­ne », ha sottolineato Tajani. Ne è convinto anche il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, Al­tero Matteoli: «Ogni Paese ha lavorato per pro­prio conto o insieme a un altro. Adesso serve in­vece una politica integrata, uno sforzo comune per fare sistema».