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Elezioni. Lazio, la corsa si infiamma. I candidati, i programmi, i mali della regione

Angelo Picariello domenica 18 febbraio 2018

Foto Siciliani

Sono nove i candidati alla presidenza della Regione Lazio, e 18 le liste che i cittadini troveranno sulla scheda elettorale. Nicola Zingaretti, governatore uscente, tenta il bis ed è considerato il favorito. Con lui, oltre al suo Partito democratico, anche Insieme (Socialisti, Verdi e prodiani), Liberi e uguali, +Europa di Emma Bonino e Bruno Tabacci, la Lista Civica per Nicola Zingaretti e il Centro Solidale per Zingaretti, che schiera uno nome storico della Comunità di Sant’Egidio, Paolo Ciani, e l’assessore uscente alle Politiche sociali Rita Visini.
Rispetto all’alleanza di centrosinistra che si presenta alle politiche, dunque, c’è Leu e manca Civica popolare della ministra Beatrice Lorenzin, che è stata esclusa dalla coalizione per Zingaretti proprio per il veto del partito di Grasso e Bersani e, quindi, correrà da sola con il suo candidato presidente, Jean Leonard Touadi, già assessore in Campidoglio con Walter Veltroni.
Il centrodestra, invece, è rappresentato da Stefano Parisi, leader nazionale di Energie per l’Italia: lo sostengono anche Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Noi con l’Italia-Udc.
Il Movimento 5 Stelle presenta Roberta Lombardi, mentre corre da outsider il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi.
Gli altri candidati alla presidenza sono Giovanni Paolo Azzaro (Democrazia Cristiana), Elisabetta Canitano (Potere al popolo), Mauro Antonini (CasaPound), Stefano Rosati (Riconquistare l’Italia).

COME SI VOTA NEL LAZIO

Zingaretti sepra nella riconferma

Il Pd, in difficoltà sul piano nazionale, si aggrappa a Nicola Zingaretti. Può vantare alcune importanti frecce al suo arco per sperare nella riconferma. Da un lato, guardando in casa sua, in piena controtendenza con il livello nazionale, riesce a mantenere l’unità della sinistra, trovando l’accordo con Liberi e Uguali. Questo però ha comportato il mancato accordo con Civica Popolare, in virtù di una sorta di veto, venuto proprio dal partito di Grasso.

Parisi per il centrodestra: scelta sofferta

Guardando invece in casa altrui, Zingaretti punta sul gioco d’anticipo. Particolarmente sofferta la scelta del centrodestra che ha scelto l’ex candidato al Comune di Milano Stefano Parisi, non essendo riuscito a sanare la frattura causata dalla fuga in avanti del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi che - avendo annunciato da tempo la sua candidatura - è rimasto sordo agli appelli di tutti i leader, Silvio Berlisconi in primis, per il passo indietro. Candidatura che rischia di erodere voti a destra, in aggiunta a Casapound che nella recente corsa per il Municipio di Ostia ha dato prova di un inaspettato radicamento nel territorio. Candidatura forte, e un po’ a sorpresa, quella di Parisi, leader di Energie per l’Italia, dopo che per lungo tempo si erano fatto altri nomi (Maurizio Gasparri e Fabrizio Rampelli).

Ma sarebbe un argomento troppo debole e scontato contestare a Parisi l’esser stato, solo un anno e mezzo fa, il candidato del centrodestra a Milano, potendo vantare un lungo radicamento nella Capitale come dg di Confindustria. Convinto di poter recuperare, Parisi vede proprio nello spostamento a sinistra dell’alleanza pro-Zingaretti la carta da giocare per sfondare al centro. Una zavorra nella realizzazione di nuove opere pubbliche, per i tanti 'no' cui dovrà sottostare. Ne è convinto, Parisi.

Grande curiosità per Roberta Lombardi del Movimento 5 stelle

C’è grande curiosità, poi, per il risultato che riuscirà a portare a casa il M5S con Roberta Lombardi. Una sorta di prova del nove a un anno e mezzo dall’insediamento al Campidoglio di Virginia Raggi. I pentastellati ci riprovano e si affidano a una leader radicata e navigata, come Lombardi, considerata un po’ la competitor interna della stessa sindaca di Roma.

Sanità, rifiuti e famiglia i punti cruciali

Sanità, rifiuti e famiglia sono i tre punti cruciali con i quali il movimento di Grillo e Casaleggio tenta il colpaccio. Piano rifiuti «in un mese» e «rifiuti zero» prevede il suo programma che però deve fare i conti con le contraddizioni proprio della Capitale che resta molto indietro sulla differenziata e continua ad affidarsi al costoso conferimento fuori Regione dei rifiuti. «Ogni qual volta c’è un’emergenza lavoriamo pancia a terra per alleviare i problemi, ma occorre una svolta culturale e industriale, un’impiantistica che che favorisca il riciclo e il riuso dei rifiuti, ma questo a non c’è a Roma», accusa Zingaretti. Mentre ad esempio a Fiumicino, o in altre zone del Sud del Lazio, si raggiungono ottime performance sulla differenziata. La sanità, certamente il tema più spinoso all’atto del suo insediamento, ora Zingaretti lo considera come un fiore all’occhiello del lavoro fatto.

Il debito - rivendica la Giunta uscente - è stato ridotto sensibilmente fino ad azzerarlo, il commissariamento superato, mentre i Lea (Livelli essenziali di assistenza, che misurano la qualità delle cure) sono passati da 152 punti del 2013 ai 178 nel 2016. Nel contempo è partito un vasto piano di stabilizzazione del precariato. Ma Parisi non è d’accordo, sul risanamento già avvenuto e sul commissariamento ormai scongiurato. E Lombardi ribatte che, sulla sanità, Zingaretti ha obbedito solo ai diktat dei tecnocrati, dei «conti a posto, costi quel che costi per i cittadini », con «tagli indiscriminati» dei presidi.

La cura del ferro per i trasporti

Zingaretti sui trasporti rilancia la cura del ferro. L’83 per cento dei treni dei pendolari - rivendica - è stato rinnovato, con l’obiettivo di arrivare al 100 per cento entro il 2018. «Sta inoltre funzionando bene la mobilità infracomunale, che con i progetti già approvati consentono di risparmi per 40mila milioni. Si può risparmiare anche innovando e razionalizzando, senza tagliare», rivendica. Inoltre, nel nuovo contratto con Trenitalia sono previsti 340 milioni di investimento per l’innovazione delle reti e l’aumento della frequenza dei treni. Sulla Roma-Viterbo ci sono già i finanziamenti mentre a sud nella direttrice Ciampino-Velletri, verso i Castelli, che è la più affollata, si dovrebbe intervenire a breve, laddove in certi tratti si procede ancora a binario unico.

Il sostegno all'occupazione

Fra i numeri che vanta, la Giunta Zingaretti, è il sostegno all’occupazione attraverso il sostegno alla nuova imprenditorialità: «Abbiamo approvato 141 progetti di aziende, per oltre 200 milioni di investimenti». Altro punto, lo strumento del microcredito che finanzia fino a 25mila euro progetti che sarebbero altrimenti esclusi dai finanziamenti bancari. Sono già stati approvati e finanziati circa 1.390 progetti, e ci sono bandi in corso di espletamento per circa 35 milioni. Numeri marginali, per Parisi, che punta tutto su opere e infrastrutture come presidio anche per la sicurezza, una battaglia che può essere vinta solo sconfiggendo inefficienza e degrado. Il candidato del centrodestra è convinto che sull’edilizia in crisi (con «fondi per milioni disponibili e non sfruttati») e sui grandi progetti il Lazio paga e ancor più pagherà veti a sinistra. Manca, lamenta Parisi, un vero piano industriale e sulla creazione di nuove infrastrutture peserà - è convinto - il no degli ambientalisti alleati di Zingaretti. Per cui rischiano di rimanere lettera morta opere da anni annunciate e non più rinviabili come la Roma-Latina (che è nel programma di Zingaretti), per sopperire all’insufficienza della Pontina, che scoppia e non garantisce livelli di sicurezza accettabili.

In piena campagna elettorale, ora, si è registrato lo strappo del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda che chiude il tavolo per Roma, denunciando la mancata collaborazione della Giunta Raggi. Mossa sbagliata per Parisi, che va all’attacco del «sistema di potere del centrosinistra di Zingaretti e Bettini ha bloccato la città e per vent’anni. Con una Procura che li ha coperti. Vergogna!».

Il candidato di centrodestra, e anche Lombardi per M5S, puntano decisamente sul turismo, risorsa cruciale per il Lazio, che giudicano ancora poco sfruttata: «Siamo la Regione che incassa di più dal turismo internazionale, con dati in crescita», ribatte Zingaretti che parla di «network della bellezza». E ricorda il rilancio degli itinerari turistico-religiosi e cita ad esempio la candidatura all’Unesco di Civita di Bagnoregio.