Attualità

Intervista. «Lavoro ai giovani, se ne occuperà la comunità»

Francesco Riccardi domenica 27 aprile 2014
Non è semplicemente un servizio in più. Quella che avviamo è una nuova fa­se, un cambio di prospettiva. Per la prima volta la collettività si fa carico dei giovani che concludono un ciclo di studi, che lo abbandonano o che si trovano senza lavoro. Finora erano la­sciati soli. Adesso a farsene carico sarà, non lo Stato, ma la comunità tut­ta, intesa come pubblico e privato, scuola e imprese, amministrazioni lo­cali e servizi per l’impiego. Sarà l’e­sercizio di una responsabilità condi­visa. Giuliano Poletti, ministro del La­voro, guarda così al prossimo impe­gno: l’avvio della Garanzia giovani che parte ufficialmente il Primo maggio, festa del lavoro. Da giovedì, infatti, per ragazzi e ragazze sarà possibile iscri­versi al portale nazionale, per riceve­re entro 4 mesi un’offerta di lavoro, u­no stage, un’opportunità formativa, consulenza per l’autoimprenditoria­lità o l’avviamento verso il servizio ci­vile. Ministro, avete stabilito il bacino di riferimento? I giovani che non stu­diano né lavorano sotto i 25 anni so­no circa 900mila, quelli fino a 29 an­ni  altri 1,2 milioni. L’iscrizione sarà aperta a tutti i giova­ni fino a 29 anni. Ma, almeno all’ini­zio, gli under 25 avranno la priorità nell’erogazione dei servizi. I centri per l’impiego saranno il per­no dell’operazione, ma rischiano an­che di esserne l’anello debole per al­cune carenze strutturali. Riusciran­no a reggere il peso dell’impegno? Sono sicuro di sì. Occorre anche dire che in molte regioni non ci saranno solo i Cpi ad operare, ma anche le a­genzie per il lavoro e gli altri enti ac­creditati. Inoltre non siamo ad un click-day, il programma di Garanzia giovani durerà due anni. Certo, la pressione iniziale potrà essere note­vole, ma bisogna partire e poi sapere che limiti e difetti si possono correg­gere in corso d’opera. Avete individuato delle priorità nel­l’orientamento dei ragazzi? Sono valide tutte le opzioni indivi­duate dal Piano nazionale e poi ogni Regione ha una certa autonomia nel privilegiare alcuni canali. In realtà molto dipenderà sia dalla domanda dei giovani, sia dall’offerta delle im­prese che sarà centrale in particolare per i tirocini e l’apprendistato. Per questo stiamo curando in modo par­ticolare il rapporto con il mondo im­prenditoriale, perché occorre da par­te loro consapevolezza e impegno per partecipare a un progetto comune a favore dei giovani e del nostro siste­ma produttivo. Si è parlato anche di ricorso al Servizio civile: avete previ­sto nuovi bandi? No. È una possibilità, ma personalmente ritengo prioritaria la relazione tra giovani e imprese, perché questo collegamento au­menta le opportunità di impiego. Il lavoro infatti è soprattutto figlio di una relazione, di un incontro tra persone. Per evitare una gestione 'burocratica' dei servizi a­vete individuato dei sistemi premiali? Sì, è prevista una remunerazione in più per chi effettivamente ga­rantirà occasioni reali di impiego o tirocinio ai giovani. Premiere­mo i risultati concreti dei Centri per l’impiego e delle Agenzie per il lavoro. Intanto il decreto su contratti a termine e apprendistato ha supe­rato il primo scoglio, ma al Senato il Ncd chiede modifiche sostanziali. Servirà una terza lettura, si farà in tempo? Il Senato svolgerà la propria funzione liberamente ma celermente e senza stravolgere l’impianto della norma. Non posso escludere che si arrivi a u­na terza lettura alla Camera, ma è ne­cessario rispettare i tempi di con­versione che scadono il 20 maggio. Oltre ai giovani ci sono anche gli over50 in difficoltà... È un tema che intendiamo af­frontare. Già ora esistono alcu­ni incentivi all’assunzione: dobbiamo analizzarli e veri­ficare se occorra aumentarli, trovando le risorse necessa­rie, o rivederne la struttura. Resta poi il nodo delle pen­sioni. È possibile una mag­giore flessibilità in uscita? Il problema è duplice. Da un la­to dobbiamo affrontare e risolve­re la questione degli esodati. Su questo il 7 maggio apriremo un ta­volo di confronto con le Commis­sioni Lavoro di Camera e Senato e l’Inps per individuare finalmente una soluzione organica e struttu­rale che superi il sistema delle sal­vaguardie adottate finora. Dall’al­tro lato dobbiamo verificare se sia finanziariamente sostenibile un sistema di uscita dal lavoro più flessibile in ordine all’età e all’an­zianità contributiva. Evitando però la ragnatela di norme particolari e individuando invece una regola generale valida per tutti. Nella delega lavoro avete previsto di favorire l’occupazione femmi­nile e la conciliazione famiglia­lavoro abolendo, o meglio 'ar­monizzando', la detrazione per il coniuge a carico. Che cosa a­vete intenzione di fare? In realtà non è deciso. E la que­stione della detrazione per il coniuge a carico sarà affron­tata solo all’interno del più complessivo riassetto impo­sitivo previsto dalla delega fi­scale. Cerchiamo di non fare un singolo intervento per non creare squilibri, ma di ri­pensare il sistema nel suo insieme.