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Agenzia per la cooperazione. Lapo Pistelli: ma quale carrozzone, l'Agenzia sarà un vascello corsaro

Giovanni Grasso sabato 21 dicembre 2013
«Non ci sarà alcun carrozzone. È contrario alla mia cultura e alla mia filosofia. Chi lo sostiene non è ben informato». Il viceministro agli Esteri Lapo Pistelli (Pd) difende la sua riforma dalle critiche. «La legge è un testo aperto. Sono pronto - spiega - ad accettare tutti contributi positivi purché non siano inutilmente dilatori. Però non ha però molto senso fare discorsi su illazioni, su cose che non sono presenti nel testo». Dunque l’Agenzia non costerà un occhio della testa, come sostengono i sindacati della Farnesina? Non so dove abbiano preso quelle cifre. Per la nostra cooperazione, che non impiega fondi ingentissimi, quello che serve è un vascello corsaro: agile, veloce e professionale. I costi preventivati non sono nemmeno un quinto di quelli che si è scritto su qualche giornale. Quanto al personale dell’Agenzia, la maggior parte già lavora al ministero. Per cui non ha senso dire che verranno assunte 450 persone. Certo, qualche assunzione di tecnici ci sarà. Ma sarà nel segno della professionalità, del rilancio e del ringiovanimento. Servono anche idee e risorse fresche. Anche perché la legge attualmente in vigore è un po’ vecchiotta... La legge è nata quando sulla scena politica internazionale c’erano Reagan e Gorbaciov e il muro di Berlino era ancora in piedi. Sono passati ventisei anni e il mondo è radicalmente cambiato. È cambiato anche il modo di fare cooperazione. C’è una pluralità di soggetti che lavorano intorno a questo tema. Ci sono Paesi che vent’anni fa erano beneficiari dei fondi e oggi invece sono protagonisti nell’aiuto allo sviluppo. Letta nel suo ultimo discorso sulla fiducia ha detto che la legge si farà. Lei che previsioni fa? Mi auguro che il Parlamento esamini con attenzione e velocità un provvedimento che ha una lunghissima gestazione ed è atteso dal mondo della cooperazione da troppi anni. Conto in una approvazione nel corso del 2014. L’Agenzia è il punto centrale della sua proposta di legge… Sarà un organismo snello, con elevate capacità tecniche e operative, che potrà fare cose che un ministero non può fare: accordi con i privati, raccolta di fondi, sponsorizzazioni, intese con banche di sviluppo e altre partnership, e così via. Le decisioni che prenderà saranno tempestive e trasparenti. Insomma, tutto il contrario di un apparato burocratico tradizionale. Nel mondo delle ong c’è qualche critica. Si dice che la legge ha un’impronta troppo statalista... L’intervento pubblico nella cooperazione è ormai la parte minore. Io credo che dobbiamo fare sistema con ong, volontariato, imprese, Regioni... La legge lo prevede, ma sono sempre disponibile a valutare integrazioni e modifiche. È di ieri la notizia che i fondi per la cooperazione internazionale sono stati confermati (e anzi aumentati) nella legge di stabilità. Mi sembra un buon viatico per la riforma della cooperazione. Il segno che il governo nel suo complesso, nonostante le difficoltà economiche oggettive, ha a cuore questo tema importante. Siamo riusciti non solo a confermare i 100 milioni aggiuntivi che, dopo anni di fondi zero, il ministro Riccardi, nella scorsa legislatura, era riuscito a strappare. Ma anche a aumentarli del 10 per cento. Non sono cifre enormi ma rappresentano un’inversione di rotta molto significativa.