Attualità

INCHIESTA. I 55 giorni di Lampedusa «Noi isolati e abbandonati»

Alessandra Turrisi lunedì 2 gennaio 2012
​Lampedusa ha un sogno semplice ma ambizioso: tornare a essere il paradiso galleggiante dove è vietato traghettare ansie e preoccupazione, per poter ritemprare il corpo e lo spirito. Ma la gente dell’isola sa che questo sogno è funestato da incubi quotidiani, fatti di crisi economica e allarme immigrazione, di tagli ai collegamenti e mancanza di servizi e infrastrutture. Un luogo in cui anche nascere, studiare e morire diventa un problema per insufficienza nei collegamenti, volge gli occhi indietro a questo 2011 ormai agli sgoccioli e si ritrova a fare un bilancio di ciò che poteva essere e non è stato.Le decine di migliaia di migranti africani, che hanno trovato sull’isola il primo approdo d’Europa, non ci sono più da settembre scorso. L’ultimo drappello di 69 somali, giunti un paio di settimane fa, è ormai un ricordo. I riflettori sul fazzoletto di terra italiana più a sud d’Europa si sono spenti e restano le speranze per un 2012 di rilancio dell’economia e dell’immagine dell’isola. Peggio dell’anno appena trascorso sarebbe difficile. Ma che fine hanno fatto le promesse fatte dal governo Berlusconi?«La stagione è stata irreversibilmente compromessa dall’emergenza migrazione – spiega Giandamiano Lombardo, presidente di Federalberghi Pelagie –, la nostra economia è in ginocchio. Abbiamo avuto un crollo delle prenotazioni con punte del 65-70 per cento». A soffrire maggiormente sono le imprese del settore turistico, che tra diretto e indotto rappresentano il 90% dell’economia dell’isola. L’ex premier Berlusconi era piombato a Lampedusa a fine marzo, garantendo la «liberazione dell’isola», annunciando di voler comprare una casa e di voler sostenere le imprese con una moratoria fiscale, previdenziale e bancaria di almeno un anno. E, in effetti, la moratoria fiscale c’è stata, il pagamento di contributi, tasse, Inail è stato spostato al 30 giugno 2012, «ma con la pessima stagione turistica appena trascorsa, sarà difficilissimo per le imprese riuscire a trovare i soldi necessari per quella data – aggiunge Lombardo, titolare di due grosse strutture, Hotel Baia Turchese e Guitgia Tommasino –. Ma la cosa peggiore riguarda la moratoria dei mutui, fissata per oggi. Alcuni istituti di credito hanno deciso di mettere le rate non pagate in coda, altri, invece, hanno spostato la rata da ottobre a dicembre. Così ci troviamo con aziende che devono pagare 100 mila euro e non sanno come fare». E poi c’è «l’ulteriore penalizzazione dei trasporti aerei – aggiunge –. Da due velivoli grandi si è passati a due Atr da 40 posti al giorno per un’isola di 6mila abitanti. Siamo praticamente isolati».Un appello, quello per un potenziamento del trasporto aereo, fatto proprio anche dal sindaco Bernardino De Rubeis, che però rassicura le imprese, dopo aver appreso ieri dallo staff del premier Mario Monti «la notizia della proroga della moratoria dei mutui al 30 giugno 2012». «I problemi economici dell’isola sono grossi – dice –, ma le istituzioni hanno fatto la loro parte. I 32 milioni assegnati dalla Regione Sicilia con l’ordinanza di Protezione civile sono stati consegnati». Varate anche le agevolazioni di credito per le piccole, medie e micro imprese. L’assessorato alle Politiche sociali ha stanziato 300 mila euro per le famiglie con disagio economico.Ma se dovesse ricominciare l’ondata migratoria nel Canale di Sicilia, cosa accadrebbe? Un’ala del centro d’accoglienza di Contrada Imbriacola è stata gravemente danneggiata dall’incendio appiccato a settembre da un gruppo di tunisini in protesta contro il rimpatrio; i 38 dipendenti di "Lampedusa accoglienza", che ha gestito la struttura, sono in preavviso di licenziamento. «In realtà, ci siamo aggiudicati la gara per la gestione per altri tre mesi – spiega l’amministratore delegato Cono Galipò –, ma il ministero ci ha chiesto di posticipare la validità del contratto, in attesa di ristrutturare il padiglione. Cosa che dovrebbe avvenire a gennaio. In caso di sbarchi, il personale lavorerebbe in regime di cottimo fiduciario». Se dovessero ricominciare gli sbarchi, «potremmo alloggiare normalmente 500 persone, perché gran parte della struttura è funzionante e messa in sicurezza». Poi aggiunge polemicamente: «Forse non erano gli immigrati il problema. Anzi, grazie a loro si è tenuta accesa l’attenzione su Lampedusa».Ma il sindaco preme perché il centro venga rimesso a nuovo e perché il Comune abbia voce in capitolo: «Noi vogliamo vivere di turismo e pesca e non di commercio di carne umana. Ma se dovessero arrivare ancora migranti, non volteremo la faccia».