Attualità

Canale d'Agordo. L'amore di Luciani per la comunicazione

Davide Fiocco, Canale d'Agordo (Bl) sabato 23 luglio 2022

Un momento dell'incontro a Canale d'Agordo

Si è svolto ieri il secondo appuntamento della “Festa della comunicazione in montagna” in diocesi di Belluno-Feltre, organizzata da “Avvenire” in collaborazione con il settimanale “L’Amico del Popolo”. Dopo la tappa di Cortina d’Ampezzo, è stata la volta di Canale d’Agordo.

Una dovuta devozione nel paese natale di Papa Luciani, che presto sarà beato. L’incontro è iniziato con la celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo Renato Marangoni, in felice coincidenza con la festa liturgica di santa Maria Maddalena, l’«apostola degli apostoli ». Proprio a lei – sottolinea il Vescovo – il Risorto parla del «Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Una rivelazione del volto di Dio, che richiama il sorprendente annuncio di Giovanni Paolo I: Dio «è papà; più ancora è madre».

Poi il momento pubblico con il ritratto di Luciani come appassionato comunicatore. Una passione cominciata molto presto, sotto l’ala di don Filippo Carli, il parroco che fu suo maestro di fede e di vita pastorale. L’attività di pubblicista di Luciani è stata ampiamente studiata durante il processo canonico, individuando i testi, spesso non firmati, che lui redigeva per il settimanale diocesano. Curioso scoprire le pagine pungenti con cui il giovane sacerdote metteva in guardia i lettori dalla propaganda dei socialisti.

Stefania Falasca, vicepostulatrice ed editorialista di “Avvenire”, ha ricordato come negli anni Settanta Luciani fosse considerato una delle penne più brillanti dell’episcopato italiano. Spesso i suoi articoli venivano vergati su un inginocchiatoio davanti al tabernacolo nella cappella del patriarchio veneziano.

Intensa la testimonianza del direttore Marco Tarquinio, incentrata sui temi di attualità. Poiché con la penna si può fare del bene, i giornalisti cattolici hanno gli stessi doveri degli altri, ma vogliono fare i giornalisti amando. L’identità di “Avvenire” è come quella di una comunità, in cui l’editore non dà ordini di scuderia, se non quello di “fare la verità”.

Così raccontare i bizantinismi della politica italiana è difficile: ne abbiamo prova in questi drammatici giorni parlamentari. «Carità è dire con chiarezza le responsabilità, proprio perché oggi nessuno vuole assumersi la responsabilità di questa crisi di governo» ha detto Tarquinio.

Proprio “Avvenire” ha voluto essere – fin dalla sua fondazione – un giornale radicato nella realtà italiana, ma aperto sul mondo e quindi etimologicamente “cattolico”: sua ambizione è far capire anche il mondo agli italiani. L’incontro è stato concluso dal vescovo che, riprendendo l’idea di un giornale comunità, ha ricordato la coesione che vedeva legati insieme Luciani e il vescovo Bortignon, da cui Marangoni venne ordinato diacono.