Attualità

La vicenda. L'ex pm nei guai per l'inchiesta Why not

giovedì 2 ottobre 2014
​La lunga settimana del sindaco di Napoli Luigi de Magistris cominciata mercoledi scorso, 24 settembre, con la notizia che per l'inchiesta Why Not, da lui condotta quando era pm a Catanzaro, era stato condannato. Poco importa che la pena sia stata sospesa perché per la legge Severino basta una condanna, anche in primo grado, per essere sospesi dalla carica. Da solo, contro l'opinione praticamente di tutti, ha ripetuto dal primo momento che, nel suo caso, "non c'è automatismo" e che, comunque, avrebbe fatto "il sindaco sospeso, come il caffè" e che avrebbe "finalmente" fatto la cosa che più gli piace: "stare in mezzo alla gente", "fare il sindaco per strada, magari con la fascia arancione con la scritta sindaco sospeso, al posto di quella tricolore".    De Magistris non ha mai preso in considerazione l'ipotesi di dimettersi "perché - ha sempre ripetuto in questi giorni - ho la coscienza serena e so di essere nel giusto". Ha sempre sostenuto che la sentenza - per lui - "profondamente intrisa di violazioni di legge", sarà riformata in appello così come, la sospensione, firmata stasera dal prefetto di Napoli ma non ancora notificata al sindaco, "durerà poco perché - ha ripetuto - sarò assolto". E in quel breve lasso di tempo - ha anticipato - "il vicesindaco firmerà gli atti al posto mio". Contro di lui, ha affermato in più occasioni, "ci sono poteri che - ha detto - non posso più chiamare forti, ma criminali". "Sono stato condannato per aver fatto il mio dovere fino in fondo - ha affermato - Per aver indagato all'interno della magistratura". Ha usato parole forti, de Magistris, ex pm, contro i magistrati, alcuni dei quali - ha detto - "sono corrotti, ma per fortuna ce ne sono altri perbene".    De Magistris è stato condannato dal Tribunale di Roma per abuso di ufficio per episodi relativi al periodo in cui era pm a Catanzaro. A lui e a Gioacchino Genchi, consulente informatico della Procura, è contestata l'acquisizione senza le relative autorizzazioni, nell'ambito dell'inchiesta Why not, nel 2006, di tabulati telefonici nei quali comparivano i numeri di alcuni parlamentari (fra i quali Romano Prodi, Francesco Rutelli, Clemente Mastella, Marco Minniti e Antonio Gentile). In tale inchiesta de Magistris ipotizzava una serie di illeciti nella gestione di fondi pubblici statali, regionali e comunitari, con il coinvolgimento, a vario titolo, di alcuni politici. De Magistris è stato rinviato a giudizio il 21 gennaio 2012; il processo è cominciato il 17 aprile dello stesso anno e lo scorso 23 maggio la Procura ha chiesto l'assoluzione di de Magistris e la condanna a un anno e sei mesi per Genchi. Il 24 settembre la sentenza di condanna: 15 mesi di reclusione a ciascuno dei due.