Attualità

La tentazione di un Letta bis

Marco Iasevoli sabato 11 gennaio 2014
"Una volta che ci siamo accordati sul programma, bisogna intervenire sull’assetto dell’esecutivo. Veniamo da cinque mesi di terremoto politico di cui anche la squadra di governo deve prendere atto". La garanzia per il premier per arrivare al 2015 si chiama Letta-bis, un vero e proprio nuovo governo, nuovo di zecca, con innesti - non solo renziani, sarebbe troppo banale e troppo "Prima Repubblica" - in ruoli chiave. Altro che rimpastino.Il premier accenna l’idea al segretario dopo aver preso il caffé. Saranno le 8.20. Il sindaco ha varcato (a sorpresa) la soglia di Palazzo Chigi da meno di trenta minuti. Il segretario guarda l’interlocutore perplesso: «A me ora interessa la legge elettorale. Vogliamo aspettare la Consulta e partire dalla maggioranza? Dal sindaco d’Italia? Bene, entro il 27 Alfano deve mettere nero su bianco un impegno sui tempi. Nessuna dilazione, nessun veto, nessun tatticismo: prima delle Europee ci devono essere le nuove regole del gioco. Poi possiamo parlare di tutto...». Letta coglie l’occasione di chiudere una volta per tutte la fase del Pd "di lotta e di governo", e subito assume su di sé l’impegno di concordare con il leader Ncd la road map che porta al nuovo sistema di voto entro aprile, con l’impegno a ritoccarlo dopo, quando sarà compiuta la riforma del bicameralismo. «Enrico – chiude Renzi –, non aspetto più di 10 giorni. Poi sulla legge elettorale posso chiudere con chiunque...».Il cuore politico del faccia a faccia più atteso è tutto qui. Stabilità fino al 2015 in cambio della legge elettorale. Il tutto sugellato da un vero e proprio Letta-bis «più stabile con il coinvolgimento di Matteo», un governo nuovo che incassa una fiducia a fine gennaio-inizio febbraio, in parallelo al definirsi dell’intesa sulla legge elettorale, alla stipula dell’Impegno 2014 su riforme istituzionali ed economiche e all’ufficializzazione della candidatura di Renzi a Firenze. Una road map sulla quale il segretario resta prudente: «Non mi farò impaludare, ho già cambiato marcia alla politica, non mi farò certo impallinare sulle faccine di chi sta al governo». Insomma, nessuno provi a ingabbiarlo: la strada del voto a maggio è aperta almeno sino a metà febbraio e lui è pronto ad imboccarla in qualsiasi momento.Bisognerà aspettare per capire. Intanto il premier brinda all’incontro con il segretario - sino all’altra notte insperato per i rinvii del sindaco - lasciando trapelare soddisfazione: «È stato utile e positivo», dice in mattinata. Poi nel pomeriggio va a portare il suo ottimismo in un’intervista a Rainews24: «Su lavoro e Ue c’è sintonia con Matteo. Con l’addio di Berlusconi siamo più coesi, ci sarà un cambio di passo». Certo, il futuro ha ancora «tante variabili», ma lui resta «ottimista e determinato». Renzi invece non parla, per un giorno lascia la ribalta. Però sottolinea in rosso una dichiarazione del premier: «Il 27 gennaio sarà la data di partenza della legge elettorale». «Nient’affatto – commenta il sindaco con i suoi –, il 27 ci sarà un testo finito. Non ci provi nemmeno a tirarle per le lunghe».