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Roma. Scontri e tensioni alla Sapienza. Meloni: «Non è manifestare, ma delinquere»

Alessia Guerrieri martedì 16 aprile 2024

Non sono bastate le tende piantate in alcune sedi dell’ateneo per manifestare contro gli accordi di ricerca con l’università israeliana. E neppure le manifestazioni dei giorni scorsi e di ieri alla Sapienza. Perché il Senato accademico, riunito ieri in seduta congiunta con il Consiglio di amministrazione, ha detto “no” alle richieste arrivate da alcuni docenti e dagli studenti di sospendere gli accordi previsti dal bando del ministero degli Esteri. La Sapienza «rifiuta l'idea che il boicottaggio della collaborazione scientifica internazionale, la rinuncia alla libertà della didattica e della ricerca, e la negazione delle associate responsabilità di ogni singolo ricercatore possano favorire la pace e il rispetto della dignità umana», si legge infatti nel documento redatto al termine della seduta in cui l'ateneo esprime «dolore e orrore per l'escalation militare e per la conseguente crisi umanitaria in corso in Palestina». La Sapienza, inoltre, si è impegnata a favorire «la discussione, il confronto e la libera espressione del dissenso, purché non diventi prevaricazione». In particolare, nel documento è stato ribadito «l'impegno alla realizzazione di corridoi umanitari e di ulteriori azioni di accoglienza, sostegno e solidarietà per le comunità accademiche coinvolte dal conflitto». Il Senato accademico e il Consiglio di amministrazione della Sapienza, infine, hanno ricordato che il carattere universalistico e libero della ricerca scientifica «costituisce la condizione della sua stessa esistenza e la premessa necessaria affinché essa possa trasformarsi in uno strumento di incontro pacifico, scambio e comprensione tra popoli e culture».

Momenti di tensione alla Sapienza dopo la decisione del Senato accademico - Ansa

La proteste dell’ateneo

Appena saputa la decisione degli organi dell’ateneo, però, i ragazzi – al grido di «vergogna vergogna» e «assassini» - sono ritornati davanti all'ingresso del rettorato de La Sapienza dove sono stati lanciati dei fumogeni e ci sono spintoni e urla. Due studentesse si sono anche incatenate in segno di protesta. Da lì sono partiti slogan contro la rettrice Antonella Polimeni e il Senato accademico, chiedendo in particolare alla prima le dimissioni e di «scendere» per spiegare le motivazioni della scelta. Durante le proteste ci sono stati anche attimi di tensione, quando il gruppo di manifestanti ha tentato di rompere il presidio della polizia davanti al rettorato che è rimasto chiuso fino a sera.

Due studentesse si sono incatenate per protesta davanti al rettorato - Ansa

La premier Meloni: «Piena condanna»

Gli scontri con la Polizia sono stati ripresi anche dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che sui social ha espresso «piena condanna». «Devastazioni, aggressioni, scontri, assalti a un Rettorato e a un Commissariato, con un dirigente preso a pugni. Questo non è manifestare, ma delinquere. La mia solidarietà al dirigente della Polizia aggredito, a tutte le Forze dell'ordine e ai docenti», ha concluso la Premier.

Il ministro Bernini: protesta non può mai sfociare in violenza

«La mia vicinanza alla rettrice, Antonella Polimeni. Quello che sta accadendo all'Università La Sapienza è vergognoso. La protesta legittima non può mai sfociare in violenza e prevaricazione. La decisione del Senato evidenzia che la comunità accademica non accetta imposizioni da una minoranza che vorrebbe isolare le università italiane dal contento internazionale. La ricerca non si boicotta», scrive sui social la ministra dell'Università Anna Maria Bernini dopo la notizia di alcuni fermati e feriti nelle proteste degli studenti. I ragazzim, nel tentativo di uscire dalla città universitaria per continuare il corteo sarebbero stati fermati dalle forze dell'ordine. Gli studenti aderenti al Fronte della Gioventù Comunista, sui social hanno raccontato di feriti e di fermati dalla polizia durante gli scontri.