Attualità

Cartocci. «La partita è apertissima: un punto col buon governo»

Arturo Celletti martedì 26 novembre 2019

Roberto Cartocci

«In Emilia-Romagna non si vive bene, si vive benissimo. C’è ricchezza, c’è integrazione sociale, c’è efficienza amministrativa. In tante Regioni si fatica; qui, invece, c’è una qualità della vita invidiabile e invidiata». Roberto Cartocci ha insegnato Scienza politica all’università di Bologna per quarant’anni. Ha visto città trasformarsi. Crescere. Ha visto piccole cooperative e imprese familiari diventare multinazionali. «Qui la macchina funziona, qui c’è una storia di successo che può essere la vera arma per il centrosinistra come nel recente passato».


Sta dicendo che in Emilia-Romagna non finirà come in Umbria?
No, sto solo dicendo che il buon governo è un punto a favore di Stefano Bonaccini. Ma la partita è aperta e complicata. Perché l’Italia fatica e perché anche l’Emilia rischia di essere risucchiata nel caos romano e nelle complicate relazioni tra i partiti di governo.
Si spieghi.
I cittadini dell’Emilia-Romagna potrebbero dire «Bonaccini è anche bravo, ha anche governato bene, ma non ci basta; siamo stufi di quello che combinano i signori del governo ».
Il vento populista può insomma offuscare una storia di successo?
È così: il rischio è reale. Ma io azzardo una previsione: alla fine l’Emilia-Romagna tiene.
Dia un consiglio a Bonaccini.
Gli direi «attento all’esperienza umbra, attento alle foto di Narni, attento a non farti risucchiare dalle contese di una maggioranza eterogenea». Salvini ha chiaro il suo calendario. A fine ottobre l’Umbria. A fine gennaio l’Emilia Romagna. A maggio la Toscana. E ha chiara la strategia: trasformare un voto regionale in voto nazionale e usare la sofferenza dell’Italia per costruire le vittorie. Perché è più facile ingigantire i problemi di sempre che far emergere la concretezza delle cose fatte.
Se davvero Salvini dovesse vincere che cosa potrà succedere?
Se parlassi da politologo in un mondo di razionalità potrei limitarmi a segnalare che sono elezioni regionali e gli effetti sul governo centrale dovrebbero essere nulli. Ma la verità è diversa. Gli appelli alla razionalità lasciano il tempo che trovano. Si contrappongono orizzonti simbolici opposti: da una parte una solida tradizione di buon governo locale, dall’altra bordate populiste che cercano di lucrare consensi dal disorientamento e dalla paura diffusi in molti Paesi, in Europa e non solo. Salvini gioca così la carta delle critiche a un governo illegittimo e litigioso, che apre le porte agli stranieri che spacciano droga ed entrano di notte nelle nostre case. Vedremo se questo alzare il tiro avrà successo oppure sarà uno sparo andato a vuoto. Il relativo flop del PalaDozza di qualche giorno fa è un punto a favore di Bonaccini, ma la strada, per lui, è ancora lunga.