Attualità

Il partito diviso. Il Pd spaccato sulle riforme

sabato 12 aprile 2014
Più che una coincidenza è una dichiarazione di guerra. Il Pd si spacca e la localizzazione geografica fotografa una distanza quasi incolmabile tra la minoranza del partito riunita a Roma al teatro Ghione per discutere di quelle riforme non proprio condivise, e il premier che da Torino lancia la campagna per europee e amministrative e snocciola i punti salienti del suo programma di governo. "Nessuna polemica" prova ad esorcizzare Gianni Cuperlo ma sono i contenuti del dibattito romano a dimostrare il contrario. A non convincere è soprattutto la riforma del Senato (sul tavolo c'è la proposta alternativa della minoranza del Pd, primo firmatario Vannino Chiti, di una seconda camera elettiva con solo 100 senatori) ma anche su legge elettorale e riforma del lavoro le critiche sono assai più numerose dei punti di contatto con l'agenda del premier. Al teatro Ghione ci sono tutti: l'ex segretario Pier Luigi Bersani, Massimo D'Alema, Guglielmo Epifani, Stefano Fassina, Francesco Boccia e Alfredo D'Attorre, insieme a loro parlamentari e decine di militanti dei circoli. Tocca a Cuperlo aprire il fuoco amico nei confronti di Renzi. "Le norme della destra non diventano giuste se a proporle siamo noi" dice a proposito della revisione delle regole sui contratti di lavoro a tempo determinato. Poi l'affondo su legge elettorale e Senato. "Quando arriveremo alla verità non sarò disponibile a sacrificare la bibbia della Costituzione sull'altare di un accordo politico". Il sospetto, è l'accusa pensante lanciata da D'Alema, è che sia stata ideata con un secondo fine. "Mi pare che sia congenata per mettere la destra intorno a Berlusconi" attacca D'Alema che suggerisce una "revisione" in Parlamento. Critiche all'Italicum anche da Bersani che strappa una risata alla platea quando parla delle "sette-otto cose da correggere dell'Italicum" ma poi aggiunge che sul "Senato occorre trovare le chiavi per arrivare ad una soluzione perché non possiamo bloccare un processo di riforme avviato". Ma è sul ruolo del partito che gli obiettivi della minoranza si fanno, se possibile, ancora più ostili nei confronti della svolta impressa da Renzi. "Noi dobbiamo essere il Pd, una minoranza deve aspirare a diventare una maggiorenza" scandisce D'Alema. Che poi aggiunge: "non possiamo accettare che il Od diventi un'altra cosa, che si spenga". Cuperlo aggiunge che l'obiettivo è quello di unire le diverse anime del Pd: "Dobbiamo uscire da qui con l'impegno di dar vita ai comitati promotori di una sinistra democratica e rinnovata, che stia dentro questo nuovo inizio".