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Sardegna. La fabbrica di bombe non si allarga, stop alla Rwm di Iglesias

Nello Scavo venerdì 12 novembre 2021

Un frammento di un ordigno prodotto in Italia, dalla società RWM Italia, che, secondo la denuncia della Ong Mwatana, è tra quelli usati nell'ottobre 2016 in Yemen in un raid che ha ucciso almeno 6 persone, di cui 4 minori, condotto dalla Coalizione internazionale a guida saudita contro l'insurrezione locale degli Huthi

La fabbrica di bombe tedesca con stabilimento in Sardegna non potrà ampliare il comparto produttivo senza una valutazione di impatto ambientale. Dunque la Rwm dovrà ricominciare daccapo. Lo ha deciso il Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso contro la sentenza del 2020 con cui il Tar della Sardegna autorizzava l’espansione l’ampliamento.

I giudici amministrativi di secondo grado hanno così annullato il provvedimento unico del comune di Iglesias che autorizzava la realizzazione dei nuovi reparti produttivi e la delibera del gennaio 2019 con la quale la Giunta regionale ha ritenuto di non assoggettare a "Via", la valutazione ambientale, il progetto di ampliamento dello stabilimento e il nuovo campo prove.

Nel 2015 grazie alle testimonianze di alcuni attivisti sul campo, all’intervento di alcuni parlamentari e a una inchiesta di "Avvenire" si scoprì che gli ordigni assemblati in Sardegna finivano a equipaggiare i caccia della coalizione saudita che combatte nello Yemen, con bombardamenti che spesso hanno preso di mira obiettivi civili. Contro la Rwm si battono da tempo vari comitati. Il ricorso al Consiglio di stato era stato depositato da Italia Nostra, Unione Sindacale di Base per la Regione Sardegna e "Assotziu Consumadoris Sardigna onlus".

Lo scorso anno il Parlamento italiano, dopo una lunga battaglia, ha sospeso l’autorizzazione all’export delle bombe in direzione dei sauditi, che tuttavia si erano approviggionati con ingenti commesse che ancora per molto tempo non metteranno a rischio l’autonomia bellica dei bombardieri.

Dunque la procedura per ampliare la fabbrica dovrà ricominciare daccapo ed essere assoggettato alla valutazione di impatto ambientale (Via) che dovrà valutare se il progetto della multinazionale è compatibile con le caratteristiche territoriali e ambientali di Domusnovas, nell’Iglesiente.

Nel dettaglio, la quarta sezione del Consiglio di Stato ritiene l’assoggettamento al Via obbligatorio in quanto «le conclusioni cui è pervenuto il Ctu (consulente tecnico, ndr), nominato in primo grado, non consentano di escludere in maniera inequivocabile che lo stabilimento Rwm, anche solo avuto riguardo ai processi produttivi oggetto del presente contenzioso, costituisca un “impianto chimico integrato per la produzione di esplosivi”».

Di per sé, questa classificazione impone la necessità di una valutazione più approfondita anche a tutela della salute pubblica. I giudici bacchettano poi la Regione «che, ai fini dell’istruttoria relativa all’autorizzazione del campo prove 140, non ha considerato che esso sarà funzionalmente connesso ai reparti nei quali ha luogo la produzione degli esplosivi».

Da tempo le associazioni locali chiedono un piano di riconversione. per allontanare definitivamente le produzioni di morte dalla zona, ma al momento ogni progetto alternativo affronta numerosi ostacoli.