Attualità

La riforma. «La Buona scuola non ignora le paritarie»

PAOLO FERRARIO venerdì 27 febbraio 2015
«Con la Buona scuola non ignoriamo le paritarie». Rassicura le famiglie delle scuole non statali, il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, confermando l’impegno a mettere, sul tavolo del Governo, la detrazione fiscale delle rette, «un completamento» del decreto che sarà varato dal Consiglio dei ministri il 3 marzo. Anche di questo ha parlato, ieri in serata, con il premier Matteo Renzi, a cui spetta l’ultima parola sulla questione. Il premier non avrebbe nascosto la delicatezza del tema, confermando che verrà discusso in Consiglio. Un ulteriore dibattito si svilupperà questa mattina, nell’incontro che Renzi avrà con i parlamentari democratici.  «Del ruolo indispensabile delle paritarie nel sistema nazionale d’istruzione, con Renzi abbiamo discusso spesso trovandoci in piena sintonia», ricorda la senatrice Pd Rosa Maria Di Giorgi, già assessore all’Istruzione di Firenze quando l’attuale premier era sindaco del capoluogo toscano. «La detrazione delle rette dalle tasse – prosegue la parlamentare democratica – può costituire senz’altro un segnale forte e un riconoscimento importante per queste scuole che, se non ci fossero, metterebbero in seria difficoltà lo Stato. A Firenze, per esempio, senza le materne paritarie, il Comune non avrebbe la possibilità di garantire un posto a tutte le famiglie che chiedono il servizio per i propri figli». La senatrice Di Giorgi non nasconde che, dentro il Pd, ci sono ancora forti resistenze a riconoscere la funzione pubblica del servizio svolto dalle paritarie. «C’è ancora chi pensa che la scuola pubblica possa essere soltanto statale – ricorda – ma sono convinzioni antiche e fuori dal mondo. Nel partito si è aperto un confronto, ma sono fiduciosa circa una positiva conclusione di questa vicenda».  Una forte sollecitazione a Palazzo Chigi affinché accolga positivamente la richiesta del Ministero dell’Istruzione di istituire un fondo sulla cui base calcolare la percentuale di detrazione delle rette, è arrivata ieri mattina dal presidente dei Popolari per l’Italia, il senatore Mario Mauro, che ha inviato questo tweet direttamente a Renzi: «Ehi, Matteo! Mettiamo le detrazioni nel dl “Buona scuola”. Più società fa bene allo Stato». «Fin dal primo giorno del suo governo – ricorda Mauro – Renzi ha posto la scuola in cima alla lista delle priorità e noi siamo d’accordo con lui. Ora, però, si tratta di capire che tipo di riforma ha in mente. Noi gli diciamo chiaramente che se la cosiddetta “Buona scuola” si limitasse ad arginare un problema di precariato di Stato, si porterebbe dietro tutte le contraddizioni di un modello statalista, che impiega il 98% delle risorse per pagare stipendi. La “Buona scuola” che abbiamo in mente è quella che, per esempio, promuove una reale concorrenza tra istituti».  Al premier, il senatore centrista chiede di «fare un passo in avanti» per non ridurre la riforma della scuola a «operazione gattopardesca» e legando all’inserimento nel decreto della detrazione fiscale delle rette la permanenza dei Popolari per l’Italia nella maggioranza che sostiene il governo. «Se questa misura non ci fosse – avverte Mauro – verrebbe meno l’unico motivo per restare in maggioranza. Ci aspettiamo quindi che Renzi getti il cuore oltre l’ostacolo e vari un provvedimento davvero significativo e coraggioso». Un appello al Governo arriva anche dal vicesegretario vicario dell’Udc, Antonio De Poli. «Non può ignorare il sistema delle scuole paritarie», si legge in una nota, mentre la responsabile scuola e università di Forza Italia, Elena Centemero, osserva che «le scuole paritarie sono finalmente entrate nel dibattito politico e si sta comprendendo che la scuola pubblica è di tutti, non dello Stato». Favorevole alla detrazione delle rette è anche don Francesco Macrì, presidente della Fidae, la Federazione dei gestori delle scuole paritarie. «È una delle strade percorribili – sottolinea – ma va completata e integrata con altre misure, come il finanziamento alle famiglie, attraverso un voucher, o direttamente alle scuole paritarie. In questo modo – aggiunge don Macrì – non si andrebbe a penalizzare le famiglie che non hanno capacità fiscale e, quindi, non possono detrarre nulla, perché non hanno reddito. Le nostre scuole cattoliche – conclude – sono nate proprio per offrire un servizio alle fasce più povere della popolazione».