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Ranking. L'Università italiana guadagna posizioni. La lista delle migliori al mondo

Paolo Ferrario mercoledì 19 giugno 2019

Il Politecnico di Milano si conferma la migliore Università italiana e tra le prime 150 al mondo. Lo rivela la sedicesima edizione del QS World University Rankings, riferito al 2020, che classifica le migliori mille università del pianeta. Per l'ottavo anno consecutivo, la graduatoria è guidata dal Mit di Boston. Qui la classifica completa.

Settimi al mondo

Con 34 università classificate, cinque in più rispetto all'edizione precedente, l'Italia è il settimo Paese più rappresentato al mondo e il terzo dell'Unione Europea, dopo Regno Unito (84 università in classifica) e Germania (47), ma davanti a Francia (31) e Spagna (27). Per il quinto anno consecutivo, il Politecnico di Milano si conferma al primo posto, piazzandosi in 149^ posizione generale e guadagnando sette posto in classifica rispetto all'anno scorso. L'ateneo lombardo ottiene il primato italiano per la proporzione di docenti internazionali (364° posto) e per la proporzione di studenti internazionali (269° posto). La Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa (seconda italiana e 177^ nella classifica globale), è la decima università al mondo per Citations per Faculty, l'indicatore che misura l'impatto della ricerca prodotta rispetto al numero di ricercatori. Un «risultato eccezionale» per la rettrice Sabina Nuti. «La sfida del futuro - rilancia - è consolidare questi risultati e investire ancora di più sui temi di frontiera, combinando questa eccellente capacità di produzione scientifica con la capacità di divulgarne i risultati, dando pieno compimento alla “terza missione” delle università, per farne un patrimonio che possa dare valore aggiunto alla collettività».

«Il Paese creda di più nel valore delle nostre Università»

Soddisfazione per i risultati ottenuti è espressa dal presidente della Crui, la Conferenza del rettori, Gaetano Manfredi: «I numeri difficilmente mentono. E quelli di quest’anno confermano ciò che ormai la Crui dice da anni. Docenti, ricercatori e personale dei nostri atenei costituiscono una realtà competitiva, che produce formazione e ricerca di qualità. E questo a fronte di un investimento pubblico e privato fra i più bassi in Europa. Impossibile da confrontare con quello dei paesi ai primi posti nel ranking QS. Un investimento ormai insufficiente. Ci auguriamo che questa ennesima conferma spinga il Paese a credere maggiormente nel valore delle nostre Università come determinante leva di crescita».