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Migranti e politica. Lo schiaffo di Tunisi: vietato l'ingresso ai parlamentari europei

Giovanni Maria Del Re, Bruxelles venerdì 15 settembre 2023

Migranti in coda davanti alla chiesa di San Gerlando a Lampedusa, Meloni ha bisogno di Saied, presidente della Tunisia, per bloccare i migranti (in qualsiasi modo)

Sono passate solo poche ore dall’elogio della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen dell’accordo Ue-Tunisia, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione a Strasburgo, che il presidente del Paese nordafricano Kais Saied fa scoppiare lo scandalo: il clamoroso divieto d’ingresso a una delegazione della Commissione Affari Esteri (Afet) del Parlamento Europeo.

Uno stop comunicato alla delegazione Ue a Tunisi con una scarna lettera del ministero degli Esteri, in cui si comunica che, «a seguito del mantenimento (da parte del Parlamento Europeo, ndr) della visita dal 14 al 16 settembre 2023 di una delegazione della Commissione Afet, e nonostante le numerose riserve a riguardo, questa delegazione non sarà autorizzata a entrare sul territorio nazionale».

Un autentico schiaffo a rappresentanti di una delle più importanti istituzioni Ue, e questo dopo il memorandum siglato il 16 luglio a Tunisi, in presenza di Von der Leyen, della premier Giorgia Meloni e dell’omologo olandese Mark Rutte, con le promesse da parte di Bruxelles a Saied di ingenti finanziamenti (150 milioni di euro di aiuti immediati per il disastrato erario tunisino più 105 milioni per la migrazione, e altri 900 milioni dopo un accordo con il Fmi). In cambio, Saied si era impegnato a frenare i flussi verso l’Italia e riprendersi i tunisini arrivati in modo irregolare, impegno come si vede nemmeno lontanamente mantenuto.

La ragione dell’affronto è chiara: le durissime critiche all’accordo avanzate da mesi da tutti i principali gruppi del Parlamento europeo (gli unici a non associarsi, non a caso, i gruppi degli euroscettici Identità e Democrazia di cui fanno parte leghisti e lepeniani e i Conservatori, di cui fanno parte FdI e i nazional-populisti polacchi del Pis al governo a Varsavia). Critiche sullo sfondo della svolta sempre più autoritaria di Saied, che non ha esitato a mettere in galera esponenti dell’opposizione, fatto duramente condannato da una risoluzione dell’Europarlamento a marzo.

La delegazione europarlamentare (composta da due tedeschi, tra cui il presidente della Commissione Afet, il popolare tedesco Michael Gahler, e tre francesi, in rappresentanza di Ppe, Socialisti e democratici, Liberali di Renew, Verdi e Sinistra), riferisce una nota della Sinistra, «era intesa come seguito della missione di verifica in Tunisia dell’aprile 2022» e avrebbe dovuto incontrare «Ong, sindacati e leader dell’opposizione, e valutare l’accordo Ue-Tunisia sulla migrazione».

Saied non ci ha pensato due volte e ha bloccato tutto. Gli unici in qualche a modo a giustificarlo sono esponenti della destra di governo italiani, come l’eurodeputato FdI Vincenzo Sofo, secondo il quale «non ci vuole uno scienziato a capire che organizzare la missione di una delegazione di parlamentari europei in Tunisia per incontrare gli oppositori del governo tunisino non sia il miglior modo per favorire i rapporti con un Paese con il quale stiamo cercando di rendere operativo un accordo di cooperazione per bloccare le partenze illegali di migranti», non senza insinuare il sospetto che i deputati «avessero la chiara intenzione di sabotare i rapporti diplomatici tra Ue e Tunisia per bloccare l'accordo».

La reazione europarlamentare è stata inevitabilmente molto dura. Iratxe Garcia Pérez, presidente del gruppo dei Socialisti e democratici (di cui fa parte il Pd) ha chiesto una dichiarazione del gruppo dei presidenti dei gruppi per chiedere a Von der Leyen di «sospendere immediatamente l’attuazione del memorandum d’intesa». Non l’ha ottenuta, quello che è arrivato è invece un duro comunicato della Commissione Afet, in cui si «condanna la decisione delle autorità tunisine», che rappresenta «una condotta senza precedenti dalla rivoluzione democratica del 2011», pur affermando di essere «disponibili e insistere per il dialogo su questioni critiche». Notevole l’imbarazzo a Bruxelles.

«Siamo profondamente sorpresi – ha dichiarato una portavoce del Servizio di Azione Esterna (il “ministero degli Esteri” Ue) guidato dall’Alto rappresentante Josep Borrell – da questa decisione, dopo le numerose visite di questi ultimi mesi che avevano permesso di stabilire un dialogo franco e aperto tra tutte le istituzioni europee e tunisine nonché i rappresentanti della società civile. Il nostro ambasciatore sul posto ha immediatamente comunicato il nostro rammarico di fronte a questa decisione che non aiuta il rafforzamento delle nostre relazioni».

Difficilmente Bruxelles andrà oltre. Von der Leyen, insieme a Giorgia Meloni, è fin troppo investita in questo accordo, stracciarlo vorrebbe dire una figuraccia straordinaria. Saied sa molto bene che l’Ue, e soprattutto l’Italia, hanno un gran bisogno di lui sul fronte dei flussi.