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Da soldato a pacifista. «La cosa peggiore che possa accadere ad Hamas è la pace»

Luca Liverani lunedì 6 novembre 2023

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Da combattente delle forze speciali dell’esercito israeliano ad attivista per la pace. Eran Nissan, 32 anni, vive a Jaffa e dirige “Mehazkim”, movimento progressista israeliano che sfrutta il potenziale dei social. È stato un dirigente di “Peace Now”, il più grande e antico movimento pacifista israeliano che si batte per la soluzione dei due Stati. Laureato in scienze politiche e filosofia, ha un master in gestione delle emergenze, è volontario di assistenza medica e autista di ambulanza.

«Io l’ho vissuta l'esperienza del combattimento, ho perso amici. Quando ho terminato il servizio – racconta – ho deciso di assumere un ruolo più attivo nella promozione della pace, dell'uguaglianza, della giustizia e della riconciliazione tra israeliani e palestinesi».

Dopo l’aggressione del 7 ottobre Israele ha contrattaccato con bombardamenti e incursioni a Gaza. È una risposta proporzionata, come sostiene Nethanyau?

L'orribile attacco dei terroristi di Hamas è stato un crimine contro l'umanità. Un'invasione di oltre 1.500 uomini armati in territorio israeliano sovrano, un massacro premeditato di centinaia di civili, con incendi, stupri e rapimenti. Da Kfir Bibas, 9 mesi, a Ditza Heiman, 84 anni. Detto ciò, non esiste una risposta "proporzionata" a un crimine contro l'umanità. Esiste solo una risposta appropriata: l'eliminazione totale delle capacità organizzative di Hamas e la rimozione di questa organizzazione terroristica malvagia e assassina da qualsiasi posizione di potere politico. Ma Netanyahu non si sta concentrando sulla risposta appropriata ad Hamas. Fa l'unica cosa che sa fare: mentire, manipolare e fare piccoli giochi politici per sopravvivere al potere. Per anni ha rafforzato Hamas e indebolito le voci più moderate della leadership palestinese. Il suo segretario al Tesoro, Betzalel Smotrich, nel 2015 dichiarò che "Hamas è una risorsa e l'Autorità palestinese è un peso". Netanyahu ha condotto un esplicito tentativo di "gestire" e persino "minimizzare" il conflitto. Un vano tentativo che è esploso in faccia a tutti noi il 7 ottobre. Non mi fido del mio governo per la sicurezza. Non ci si può fidare delle persone che sono responsabili delle politiche fallimentari che ci hanno portato qui per riparare ciò che hanno rotto.

Il segretario dell’Onu Guterres è stato attaccato per aver detto che gli attacchi del 7 ottobre non sono avvenuti nel vuoto, ma dopo 56 anni di soffocante occupazione in Palestina. Cosa ne pensa?

Le sue parole sono state intenzionalmente estrapolate dal contesto dai funzionari del governo israeliano per scoraggiare qualsiasi cooperazione con le Nazioni Unite. Dopo aver menzionato i vari modi in cui l'occupazione israeliana ha danneggiato i palestinesi, ha concluso: “Ma le lamentele del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas". Onu, Ue, Nato e Lega Araba possono e devono intervenire nella guerra in corso per stabilizzare la situazione e promuovere una risoluzione politica.

Hamas, che dispone di un certo consenso, non vuole alcun dialogo perché punta all’eliminazione dello Stato di Israele. Che alternativa, esiste all’azione militare?

I problemi politici richiedono soluzioni politiche. Cercare di risolvere un problema politico solo con le bombe porterà l'intera regione a un'escalation di violenza. Israele ha il diritto di difendersi. Ha anche la responsabilità di rispettare il diritto internazionale. Ma la priorità assoluta dovrebbe essere quella di garantire ai suoi cittadini una vita sicura e protetta. E non può essere ottenuto solo con azioni militari. Le organizzazioni terroristiche scompaiono quando diventano irrilevanti. La cosa peggiore che può capitare ad Hamas è la pace.

Quale è stato il ruolo della società civile Israeliana, in particolare dei movimenti per la pace, dopo il 7 ottobre? Che prospettive di Pace ci potranno essere dopo questa ennesima e devastante ondata di violenza?

Questo tragico momento è il più bello della società civile israeliana. Le organizzazioni che guidavano la protesta contro il governo si sono fatte avanti e sono diventate la principale fonte di attrezzature, di logistica, di donazioni e assistenza per le persone colpite dall'attacco del 7 ottobre. Ebrei e arabi si sono uniti per aprire le loro case alle famiglie sfollate dei sopravvissuti, hanno allestito cucine giganti per cucinare decine di migliaia di pasti al giorno e hanno creato scuole e asili alternativi. Laddove il nostro governo ha fallito, organizzazioni civili consolidate come il New Israel Fund ci stanno dando forza e speranza. Siamo il popolo che noi stavamo aspettando.