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RELAZIONE DI INIZIO ANNO GIUDIZIARIO. L'allarme della Corte dei Conti: «Troppa corruzione, pochi controlli»

mercoledì 11 febbraio 2009
È ancora diffuso il fenomeno della corruzione e delle tangenti nella Pubblica amministrazione. È quanto emerge dall'attività del 2008 della Corte dei conti che ha emesso 102 sentenze per danno erariale derivante da attività contrattuale. Di esse 77 sono sfociate nella condanna dei chiamati in giudizio. Lo ha riferito il procuratore generale della Corte, Furio Pasqualucci, nella sua relazione all'inaugurazione dell'Anno giudiziario. Sentenze, dunque, hanno riguardato percezione di tangenti da parte di dirigenti in relazione a lavori di infrastrutture stradali, percezione di illeciti compensi negli appalti pubblici, appropriazione indebita di somme a seguito dell'emissione di falsi o duplicati mandati di pagamento a fronte di prestazioni contrattuali inesistenti o già pagate.Dal danno da attività contrattuale (ad esempio aggiudicazione di appalti, acquisti di apparecchiature sanitarie non necessarie) i magistrati contabili hanno recuperato importi nel 2008 pari a 831,3 milioni di euro. Consistenti anche i danni al patrimonio con importi recuperati pari a 440 milioni. Ma una significativa "fetta della torta" è riferibile a corruzione, tangenti e concussione: in questi casi i magistrati contabili hanno recuperato importi per 69 milioni di euro. Anche il ricorso a consulenze esterne indebite continua a pesare nella pubblica amministrazione. In questo caso l'attività della Corte ha portato nel 2008 al recupero di 21 milioni.«Gravissimo spreco di risorse pubbliche per opere incompiute». Le opere incompiute rappresentano un "gravissimo spreco" delle risorse pubbliche e sono la "testimonianza più eloquente dell'inefficienza dell'amministrazione centrale e periferica". Lo ha sottolineato il procuratore generale della Corte dei Conti, Furio Pasqualucci, illustrando la sua relazione nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2009. "Carenza di programmazione, eccessiva frammentazione dei centri decisionali, complessità delle procedure amministrative, inadeguatezza della progettazione, dilatazione dei tempi di esecuzione imputabile sia alle amministrazioni committenti che alle imprese esecutrici, carenze e inadeguatezze dei controlli tecnici e amministrativi" sono "solo alcune delle cause", secondo Pasqualucci, "di un fenomeno complesso che da anni è oggetto di studi e di numerosi interventi legislativi volti alla semplificazione ed accelerazione delle procedure ed al rifinanziamento delle opere ancora da completare". Un fenomeno "complesso", ha concluso il procuratore generale, che "chiama in causa vari livelli di responsabilità e abbraccia fatti che si dilatano nel tempo" tanto da rendere "difficoltoso" l'accertamento delle "singole responsabilità degli amministratori e funzionari a vario coinvolti coinvolti, dalla fase di programmazione, progettazione, attivazione del finanziamento, scelta del contraente, esecuzione e collaudo finale". Male anche la spesa sanitaria, «da razionalizzare». Ci sono ancora sprechi e irregolarità anche nella spesa sanitaria. Pasqualucci osserva che sono "molteplici le tipologie di condotte antigiuridiche" attraverso le quali si manifesta l'attività illecita nel settore sanitario. Tra queste "gli incarichi illegittimi conferiti a personale estraneo alle aziende sanitarie, gli acquisti non autorizzati di apparecchiature medicali, le irregolarità nella spesa causate dalla iperscrizione di farmaci o dalla doppia e/o fraudolenta fatturazione, le irregolari gestioni di case di cura convenzionate e le irregolarità sulle esenzioni dei tickets". Ma anche "gli indebiti compensi percepiti dai medici di base, le indebite e fraudolente acquisizioni di risorse pubbliche per corsi di formazione mai espletati, le corresponsioni di indennità non dovute e la mancata utilizzazione, i mancati completamenti oppure le mancate o inadeguate ristrutturazioni di strutture ospedaliere già realizzate. Pasqualucci sottolinea dunque che è necessaria "una razionalizzazione della spesa sanitaria, da un lato, e, dall'altro, l'approntamento di misure volte al contenimento della stessa".