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Missione Mediterranea. La preghiera di Josepha, salvata dalle acque tre mesi fa

Nello Scavo, inviato a bordo della Mare Jonio mercoledì 10 ottobre 2018

Josepha ora è in Spagna, curata dalla Croce rossa. I capelli sono bianchi e dimenticare è impossibile

Era il 16 luglio quando venne tratta in salvo quasi per caso. Intanto Josepha, curata dalla Croce rossa spagnola in una struttura protetta, ha continuato a lottare contro i fantasmi di quella sera. Ieri, per la prima volta, abbiamo ascoltato la sua voce. “Sto meglio. Ringrazio tutti. Oggi comincio a muovere i primi passi”. Poi ci è arrivata una sua foto, appena sorridente, finalmente in piedi. Josepha si sta rialzando. Da cento giorni Josepha non riusciva più a muovere le gambe. E’ stata lei a dire che adesso quel racconto andava fatto conoscere al mondo. E ha scelto “Avvenire”.

I soliti razzisti dal tweet facile l’avevano irrisa: “La naufraga con lo smalto". Fino a costruire la menzogna: “Un’attrice, perché lo smalto è intatto dopo 48 ore in acqua”.

Il giorno dopo essere stata salvata da Open Arms, Josepha ha chiesto di mettere nero su bianco i suoi ricordi di quelle lunghe ore alla deriva. Una lettera, che Avvenire pubblica integralmente in esclusiva. Eccone un estratto: “A Gesù ho detto: ‘Padre, tu sei mio padre, Io so che tu sei qui e che per te niente è impossibile. Non lasciarmi qui. Io non ho paura’ “.

Il 16 luglio la Guardia costiera libica intercettò un gruppo di migranti. Diverse miglia più in là Open Arms incrociò un relitto e tre corpi. Solo un cuore batteva ancora. Qualcuno sostenne che si trattasse della stessa carovana a cui si era accodata Josepha. Per afferrarla alla vita, Marc Gasol, campione iberico esportato nell’Nba Usa, quasi si ruppe una mano rischiando la carriera. Alto 2 metri e 16 Gasol era lì per una sola ragione: “Da padre, pensando ai miei due figli, ho deciso che dovevo fare qualcosa". Pochi giorni dopo, analizzando i tempi e la distanza che intercorrevano tra il salvataggio della camerunese e il ritrovamento dell’altro gommone (più di 50 miglia) è stato esclusa l’ipotesi dell’unico barcone. Del salvataggio fu protagonista e testimone anche il deputato Erasmo Palazzotto, ora tra i promotori della Missione Mediterranea.