Attualità

Lavoro. «Jobs act per gli statali? Decida il Parlamento»

lunedì 29 dicembre 2014
​Sembrava una battaglia senza futuro quella di Ncd e Scelta Civica per estendere agli statali le norme del Jobs act. Giuliano Poletti e Marianna Madia avevano chiuso la discussione prima ancora di avviarla formalmente. E invece a riaprire i giochi è arrivato direttamente Matteo Renzi, che però, dopo essersi assunto di persona le responsabilità per il testo dei decreti attuativi usciti dal consiglio dei ministri del 24 dicembre, ora delega invece al Parlamento la scelta sui futuri contratti del pubblico impiego."Sarà il Parlamento a pronunciarsi - ha detto Renzi -. Esiste giurisprudenza nell'uno e nell'altro senso. Ma non sarà il governo a decidere". La norma, ha chiarito il presidente del Consiglio, dovrà però essere inserita eventualmente nel disegno di legge delega sulla pubblica amministrazione e non nel Jobs act. Il testo della riforma del lavoro riguarda e riguarderà infatti, come detto e ripetuto da Poletti, solo il settore privato. E, sostengono in molti, è ormai un testo blindato, sia a destra che a sinistra.Non accettando insomma le richieste di Ncd, il governo non sarà costretto ad accettare anche quelle di alcune parti del Pd che chiedono, ad esempio, una modifica sui licenziamenti collettivi. Anche perché il parere delle Commissioni parlamentari non è vincolante per l'esecutivo, che deciderà autonomamente se accettare o meno le eventuali richieste di modifica.  Da sinistra a destra la polemica però continua. A tornare sulla questione è innanzitutto Pietro Ichino, il primo a sollevarla: "Quando il governo ha deciso di non escludere dal campo di applicazione i nuovi assunti nella p.a. erano presenti anche Poletti e Madia: ecco come è andata nel Cdm del 24", ribadisce il senatore di Scelta Civica. "Evidentemente i due ministri hanno cambiato idea. - prosegue - Ma dovranno convincerne il resto del governo e della maggioranza. Mi sembra molto improbabile". Parole cui fa eco Maurizio Sacconi: "Il governo ci dica nella sostanza quali motivi di efficienza deporrebbero contro l'unico mercato del lavoro" pubblico-privato, incalza.Un'equiparazione che però, provocano i sindacati, dovrebbe essere a questo punto totale. "Ricordiamo a Sacconi - afferma il segretario generale della Uil Pa, Benedetto Attili - che i dipendenti pubblici hanno da anni i contratti bloccati, le retribuzioni bloccate, il trattamento pensionistico delle donne diverso dal privato: se vogliamo l'equiparazione tra pubblico e privato, rendiamola a 360 gradi". Viste le parole di Renzi, Attili chiede al Parlamento "un confronto serio, non unapasserella o una campagna pre-elettorale". La polemica attuale ha infatti, anche secondo il responsabile Settori pubblici della Cgil, Michele Gentili, il sapore di una manovra destinata ad altri scopi: nella p.a. - spiega - si può già licenziare per motivi disciplinari e, come dimostra il caso delle Province, per motivi economici o organizzativi si può entrare in mobilità. La discussione agli statali è dunque "assolutamente ideologica" e per parti del centrodestra serve a raggiungere "altri obiettivi", come ad esempio ottenere di introdurre anche lo scarso rendimento tra le motivazioni per il licenziamento.