Attualità

Riforma del lavoro. Jobs act: sì definitivo dal Senato

Angelo Picariello mercoledì 3 dicembre 2014
l Jobs Act è legge, per il vecchio Statuto dei lavoratori del 1970 si apre una fase di profonda revisione. «Un giorno storico», esulta Matteo Renzi. «Testo migliorato», rivendica il ministro Giuliano Poletti. Ora il governo avrà tempo fino a giugno per tradurlo in 5 decreti: ammortizzatori sociali; servizi per il lavoro; semplificazione delle procedure e degli adempimenti; riordino delle forme contrattuali; tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro. «L’Italia cambia davvero. Questa è l Jobs Act è legge, per il vecchio Statuto dei lavoratori del 1970 si apre una fase di profonda revisione. «Un giorno storico», esulta Matteo Renzi. «Testo migliorato», rivendica il ministro Giuliano Poletti. Ora il governo avrà tempo fino a giugno per tradurlo in 5 decreti: ammortizzatori sociali; servizi per il lavoro; semplificazione delle procedure e degli adempimenti; riordino delle forme contrattuali; tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro. «L’Italia cambia davvero. Questa è #lavoltabuona. E noi andiamo avanti», commenta in un tweet il premier. Il via libero definitivo del Senato è arrivato con 166 sì, 112 no e un astenuto, dopo che sul provvedimento il ministro Poletti aveva chiesto la fiducia, provocando la reazione della minoranza del Pd. Alla fine il senatore Federico Fornaro ha annunciato il voto favorevole dei 27 senatori della sinistra dem «per senso di responsabilità». Unico a votare contro Corradino Mineo, assenti invece Lucrezia Ricchiuti e Felice Casson. Lavoro al primo posto, rivendica Renzi. Che parla, ora, di altri strumenti in arrivo «non convenzionali, per salvare l’occupazione».La seduta, a metà giornata, era stata sospesa per la conferenza dei capigruppo che avrebbe dovuto stabilire il nuovo calendario: la nuova tempistica però non ha raggiunto l’unanimità e quindi l’aula ha stabilito che la prima chiama per il voto di fiducia fosse alle 19. Durante il voto non mancate le contestazioni dalle opposizioni. In particolare i parlamentari di Sel, che hanno esposto dai banchi alcuni cartelli «Repubblica affondata sul lavoro», e lo Statuto dei lavoratori listato a lutto.Tensione non solo in aula, il via libera definitivo è avvenuto mentre fuori, diretto verso Palazzo Madama si teneva il corteo organizzato dal laboratorio nazionale per lo sciopero sociale. Momenti di tensione che hanno fatto temere il peggio con lancio di uova contro le forze dell’ordine, che hanno reagito con delle cariche di alleggerimento in corso Vittorio Emanuele davanti al ministero della Pubblica amministrazione. Accesi anche fumogeni. La Questura di Roma parla di tre agenti rimasti contusi negli scontri, così come tre sarebbero anche i manifestanti feriti, secondo gli organizzatori del corteo.Nella vicenda si inserisce anche un caso spiacevole per una pagina su Facebook a sostegno di M5S nella quale sono arrivate minacce e pesanti insulti per il deputato del Pd Antonio Boccuzzi. Solidarizzano i colleghi, e chiedono una presa di distanze ufficiale dalla dirigenza del movimento. Anche Renzi parla di atto «profondamente ingiusto, immorale, che mi fa vergognare». Da registrare anche il blitz di una ventina di studenti, identificati dalle forze dell’ordine, che hanno occupato, esponendo uno striscione, la sede del Pd di via Masserano, a Torino per protestare contro il provvedimento.